Scrive Calcio e Finanza, non dovrebbe esserci nessuna novità sulla possibilità per il mondo del calcio di usufruire dei vantaggi fiscali del cosiddetto Decreto Crescita. La novità emersa ieri al termine del Consiglio dei Ministri, infatti, non dovrebbe riguardare gli sportivi professionisti.
Tutto ruota intorno alla frase contenuta nel comunicato reso noto dal Governo al termine del Consiglio dei Ministri di ieri: «Invariate le disposizioni per i ricercatori, professori universitari e lavoratori dello sport già previste». Come appreso da Calcio e Finanza da fonti del ministero dello sport, infatti, la frase all’interno del comunicato significa che la norma rimarrà valida come è attualmente valida oggi. Niente tetto ai 600mila euro di redditi, quindi, ma solo gli aspetti già in vigore.
La norma, modificata nel 2019 per inserire all’interno anche gli sportivi professionisti, prevede vantaggi per chi sposta la propria residenza in Italia, con i redditi prodotti in Italia che vengono pesati solo al 50% in termini fiscali.
Per poter godere di questi benefici, ci sono tuttavia da considerare delle condizioni da rispettare. Sono tre in particolare i parametri di accesso al regime per i lavoratori “impatriati”:
Nessuna modifica, quindi, ma la norma continuerà a funzionare come fatto fino adesso per gli sportivi professionisti. Tuttavia, la preoccupazione resta comunque alta negli ambienti calcistici. Tanto che sono già in corso le discussioni tra i vertici e la politica (in particolare con il ministro dell’economia Giorgetti e il viceministro Leo) con l’obiettivo di avere un percorso parlamentare che possa garantire il mantenimento del regime. Motivo anche per cui la questione verrà ulteriormente approfondita dalla Lega Serie A in diverse riunioni che partiranno già domani, proprio per cercare di evitare la cancellazione di una norma. Una conclusione che molti tra i manager dei top club ritengono possa essere un gravissimo danno al settore calcio e quindi da evitare.
Resta comunque forte la spinta anche di chi vorrebbe che la norma venisse comunque cancellata, come ad esempio l’Assocalciatori guidata da Umberto Calcagno. «Continuo ad augurarmi che venga eliminata, è una norma estremamente iniqua e continueremo a batterci affinché venga cancellata», le parole del presidente dell’AIC a Calcio e Finanza.
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