Il Corriere dello Sport ricostruisce gli ultimi mesi di Nicolò Fagioli per quanto riguarda il caso scommesse. Il primo blitz della polizia è del 23 maggio scorso, il giorno dopo la sentenza con cui la Juventus si è vista assegnare i 10 punti di penalizzazione. Gli inquirenti chiedono conto al centrocampista di un incontro, avvenuto nei giorni precedenti in un bar di Torino, con uno dei sospettati della maxi-inchiesta sulle scommesse condotta da Manuela Pedrotta, pm del gruppo terrorismo ed eversione dell’ordine pubblico. Fagioli nega il tentativo di estorsione ai suoi danni ma dice tutto sul resto: “Ho scommesso”. A quel punto avverte la Juve, si rivolge a due legali e prende contatti con la procura della Figc, chiedendo un’audizione prima ancora che i magistrati di Torino trasmettano gli atti in Federcalcio. A fine maggio racconta la propia storia al procuratore federale Giuseppe Chiné: i soldi gettati al vento (più di 1 milione) e anche il modus operandi del “sistema scommesse” che coinvolge altri colleghi.
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