Thuram: “Aspettavo l’Inter da due anni. Derby? Speciale. Io 9? Il passato mi ha aiutato. Mio papà è molto severo”
Scrive Gazzetta, la scelta di indossare la maglia dell’Inter, i consigli severi che il padre non gli risparmia mai, il modo in cui interpreta il ruolo e un paio di scarpe di Messi regalate… con troppa leggerezza a un amico. È un Marcus Thuram inedito quello che potete ascoltare da oggi nell’intervista esclusiva a Dazn presente sull’app di live streaming e intrattenimento sportivo. Il numero 9 nerazzurro è il protagonista della puntata pre derby d’Italia di Dazn Heroes, il format di contenuti originali che racconta i protagonisti e le storie più appassionanti dello sport. Tikus lo fa attraverso quattro vignette ispirate ai suoi amati manga: dalla Coppa del Mondo alzata dal padre nel 1998, all’infortunio che nel 2021 gli ha reso impossibile trasferirsi all’Inter, all’assist a Mbappé nella finale del Mondiale 2022 persa contro l’Argentina, fino alla rete nel derby della Madonnina.
“Lo scorso giugno ho scelto l’Inter per una sensazione che avevo dentro. Due anni prima dovevo venire qua e mi ero infortunato. Mi ha fatto malissimo perché mi ero già immaginato di vestire la maglia dell’Inter e di giocare a San Siro. Due anni dopo quella sensazione mi era rimasta e volevo venire qua (ecco perché ha detto no al Milan, ndr). Il primo che mi ha scritto quando sono arrivato è stato Dimarco. Mi ha dato il benvenuto e mi ha detto che mi aspettava da due anni”.
“Quando chiudo gli occhi e penso al derby, mi viene in mente il momento in cui entriamo sul campo e ci sono le due coreografie. È stato speciale. Il gol? Mi ricordo che è nato da una ripartenza: Lautaro manda Dumfries in profondità, io recupero palla, vedo che Thiaw non mi attacca subito, vuol dire che ho il tempo di girarmi, lo punto e sono uno contro uno con lui. Ho il tempo di tirare, entro, tiro, faccio gol”.
“Lo scorso anno è stato il primo in cui ho fatto il 9 per tutta la stagione. Ausilio mi aveva immaginato come centravanti già nel 2021: vuol dire che mi conosce molto bene come giocatore e questo mi ha aiutato a fare la scelta. Penso che il mio percorso, l’aver giocato nella stagioni precedenti in altre posizioni, mi abbia aiutato a diventare il 9 che sono oggi. Non sono una prima punta ‘classica’, che rimane ferma: mi piace muovermi, giocare con i compagni, dribblare, fare assist e gol. Aver giocato sull’ala in passato (nel 4-2-3-1, ndr) mi permette adesso di fare cose così”.
“La finale del Mondiale 1998 era il 12 luglio e io non avevo ancora un anno. Per papà è stata una cosa incredibile, ma ero troppo piccolo e non mi ricordo nulla. Verso i 10-11 anni ho iniziato a capire chi fosse mio padre. Quando vedo lui non penso a cosa ha fatto sul campo, per me è mio papà e basta. Riguardo sempre le partite dell’Inter con mio papà, lui commenta e mi piace molto perché mi fa imparare velocemente. È molto molto severo, ma è meglio così. Ogni volta che esco da una partita in cui ho segnato, ad esempio, se vede che sono contento e sorrido lui mi dice: ‘Calmati, vieni in macchina che ti spiego due cose’…”.