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Sara Gama a Casa Tennis per le ATP Finals: “Le ragazze non dovranno più battersi per giocare a calcio”

In occasione delle ATP Finals la città di Torino ha inaugurato Casa Tennis, una grande cupola geodetica in Piazza Castello. Tra gli ospiti ci sono moltissimi sportivi tra cui Sara Gama capitano della nazionale italiana, della Juventus e vicepresidente dell’ACI.

Sara Gama fa il suo ingresso sul palco con la flemma di una condottiera, un’amazzone che risponde colpo su colpo alle domande della relatrice e del pubblico sui temi più disparati: dalle mestruazioni alla maternità nel calcio femminile agli stipendi delle calciatrici.

“La strada per la parità è ancora lunga però magari le prossime generazioni di donne non dovranno battersi o non dovranno farlo così tanto per praticare lo sport che amano”

È necessario investire i più, soprattutto sulle strutture locali in modo che le bambine possano giocare e fare gruppo senza allontanarsi chilometri da casa, dice la capitana e prosegue a raccontare come la differenza tra gli stipendi delle giocatrici sia notevolmente inferiore a quello dei colleghi maschi e di come spesso la parte economica faccia da traino per tutti gli altri diritti. Si parla poi di allenatrici donne “Sono le competenze che fanno la differenza, in Serie A c’è una donna che allena. Chiediamoci anche: quante donne qualifichiamo? Qui c’è un grande lavoro da fare su accessibilità e opportunità” afferma Sara Gama diplomaticamente.

Invece sulla questione Hermoso, Gama assume toni meno morbidi “Si è trattato di un momento di sport importante, oscurato da altri temi. I miei sentimenti a riguardo sono contrastanti perché se da un lato è utile che lo sport si faccia portavoce ci certi valori e che una certa risonanza possa far notare che come società ormai, riteniamo che alcuni atteggiamenti siano vergognosi; dall’altro lo sport femminile è spesso associato ad altre tematiche a differenza di quello maschile.”

La capitana si ferma a scattare selfie con i fan e autografare magliette alle bambine accompagnate dalle mamme a dimostrazione che il calcio e lo sport possono davvero essere inclusivi.

Alessia Incampo

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