Giancarlo Antognoni, ex calciatore e dirigente della Fiorentina ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport:
“Mi chiedo anch’io perché non ho un ruolo. Feci gli onori di casa con Commisso. Lo presentai davanti a 10 mila tifosi, sindaco incluso. All’inizio tutto bene, mi promossero pure technical manager, con lo stesso stipendio. Settemila euro netti al mese. Briciole, se pensi ai soldi che girano, ma io con la Fiorentina non ho mai fatto questione di soldi. Il giorno prima della scadenza mi chiama Barone e mi fa: ‘Siamo intenzionati a mandarti al settore giovanile’. Non l’ho presa bene. Ci sono rimasto di merda. Mi sono sentito declassato, era un modo per dire vattene. La peggiore delusione nel calcio. Il modo poi… Mi hanno trattato come fossi il magazziniere. Storia definitivamente interrotta? Direi di sì.
Mi piacerebbe tornare in Nazionale. Non pretendo la prima squadra, mi starebbe bene ripartire da quello che facevo prima. Sono stato capo delegazione dell’Under 21. Quando si trattò di scegliere per la maggiore, Tavecchio optò per Oriali. Ci restai male. Pensavo di meritarla quella chance. Dieci anni da dirigente con Cecchi Gori? Non è che sia tenero Vittorio, ma è bravissimo. È rimasto il ragazzo ingenuo di sempre. Sono l’unico dell’ambiente che lui chiama. I suoi amici di una volta non si fanno più vivi. Parliamo della nostra Fiorentina. Con quella attuale è molto critico”.
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