Sogna, ragazzo sogna: Francesco Camarda ha esordito alla faccia dei benpensanti

Parliamoci chiaro, chi più chi meno a 15 anni ci ricordiamo sul divano a fare cambio canale davanti alla tv per capire cosa sia meglio guardare per il pomeriggio. Ecco, non Francesco Camarda. Classe 2008 (non rileggete, avete letto benissimo) ieri sera ha esordito al minuto 85 di Milan-Fiorentina. Potremmo dire che senza tutti questi infortuni in attacco, il ragazzo non avrebbe mai messo piede nel prato verde della scala del calcio, eppure questo ai sognatori poco importa. L’applauso di Luka Jovic, la corsa nel cuore del campo e il sorriso beffardo di chi a 15 anni e 8 mesi è diventato il più giovane esordiente nella storia della Serie A. Il record precedente apparteneva a Wisdom Amey con 15 anni e 274 giorni, roba da giovani, insomma. Francesco è stato un predestinato che ha bruciato un po’ di tappe, a 13 anni era già con gli U15 e a 14 con gli U17 con numeri pazzeschi: 483 gol in 87 partite (va detto che molte di queste non erano in 11 contro 11, cosa prevista solo dall’U14 in poi), proprio nel periodo in cui in prima squadra c’erano esempi come Giroud e Zlatan. Tutto fino a ieri sera, fiato in gola e orgoglio fino a scoppiare, passo dopo passo verso un esordio storico che non si scorderà facilmente

Fonte: account instagram

SIAMO INDIETRO– C’è un altro lato della medaglia che fa meno sorridere. In Italia siamo per il “cerchiamo gente con esperienza di almeno 5 anni” oppure per quando “bisogna che si fa le ossa dai”. Orde e orde di giovani talenti che passano anni a spaccarsi stinchi e caviglie nelle serie minori (di tutto rispetto se si parla di dedizione alla causa) senza toccare un campo di Serie A prima dei 24/25 anni. Se ci trasferiamo un po’ più a ovest, in Spagna, troviamo Yamal che nel Barça a 16 anni ha bruciato tappe fra gol nel club e in nazionale. In Inghilterra Rico Lewis è fra i prediletti di Pep Guardiola al City e convocato da poco in nazionale alla veneranda età di 18 anni. Stili di calcio diverso? Probabile, anzi certo e sicuro. Il grande “ma” di tutta questa storia è che in terra nostrana non conosciamo la ricetta vincente composta da una dose abbondante di rischio e un pizzico di lungimiranza. Va dato tempo perché gli anni sono pochi, ma Ieri Camarda (si spera vivamente) potrebbe aver fatto accendere più di qualche lampadina e magari chissà, dato speranza a qualche ragazzo su quel divano a spegnere la tv e ad accendere qualche sogno in più.

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Matteo Cheli

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