Editoriale di Stefano Borgi
Il confine tra critica costruttiva e distruttiva, è sottile. La differenza tra chi evidenzia gli errori per migliorare e non per distruggere, è labile. La distanza tra il volerti spronare oppure affossare (magari assegnando un’insufficienza), è quasi impercettibile. Per questo ciò che stiamo per dire si presterà a varie interpretazioni, ma noi (convinti della nostra onestà intellettuale) lo diciamo lo stesso: la Fiorentina, stasera contro il Parma, ha avuto fortuna. Molta fortuna. Tanta, tanta fortuna. Il perché è presto detto: vogliamo ricordare (in primis) le parate, autentiche prodezze, di Christensen? Tanto per cominciare. Oppure, in secundis, il rigore del pareggio frutto di un “mani” quantomeno fortuito? Tanto per continuare. O ancora (tertium… datur) i due errori gialloblu’ durante la “lotteria”, uno sul palo l’altro sopra la traversa? Tanto per concludere. A fronte di tutto questo registriamo il gran gol di N’Zola, la personalità di Sottil, la freddezza (parliamo ancora della “lotteria”) di Kouame e Milenkovic… alzi la mano, chi ci avrebbe scommesso? La media, però, non fa mai pari: ai viola stasera è andata bene, punto. Prendiamo e portiamo a casa. Anzi, complimenti al Parma (soprattutto a chi lo ha costruito), squadra tecnica e fisica, che l’anno prossimo ritroveremo certamente in serie A.
Dicevamo di N’Zola… a parte il gol (ripetiamo bellissimo) che sicuramente gli ha giovato dal punto di vista mentale, non vi sembra che con l’ingresso di Beltran l’angolano abbia trovato spazio e posizione? Innanzitutto non perdeva più un pallone spalle alla porta, poi aveva il tempo per muoversi e girarsi (certo, con l’avversario che si deve preoccupare di un’altra punta, magari aiuta). Last but not least aveva qualcuno su cui appoggiarsi una volta protetto e trattenuto palla. Insomma… se vogliamo vedere (e godere, sfruttare) il miglior N’Zola, c’è bisogno in campo di Beltran. Oramai lo abbiamo capito. Da qui a dire che l’abbia capito anche Italiano, ce ne corre.
Finalino su Riccardo Sottil. Finalino che fa rima con “ditino”. Eh già, il famoso ditino portato alla bocca che tanto ha fatto discutere dopo la Salernitana. Noi abbiamo avuto l’impressione che il ragazzo abbia voluto usare il rigore per dare una risposta ai propri detrattori. Il che, attenzione, non è banale, né scontato. Per dire: “voi mi criticate, io forse ho sbagliato a fare il ditino, adesso vi faccio vedere che ho le palle. E che non sono il classico e viziato figlio di papà (per la cronaca Andrea Sottil, allenatore ed ex calciatore)”. Noi, siamo sinceri, non ce lo aspettavamo, felicissimi di essere stati sorpresi. E forse smentiti. Attendiamo altre riprove, perché una rondine (e nemmeno due, comprendendo il gol alla Salernitana), non fa primavera.
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