La Fiorentina, mercoledì scorso, ha chiesto al governo di fare da garante sulla questione Franchi, vigilando sui tempi di realizzazione del restyling ma anche su tutti i costi dell’opera. In sintesi sono state queste le parole del direttore generale viola Joe Barone verso il ministro dello Sport Andrea Abodi. La società viola è preoccupata da tutta una serie di interrogativi non risolti: da dove giocherà la squadra negli anni dei lavori, fino all’esatta cifra del canone di affitto una volta terminato il restyling e ha cercato e ottenuto una sponda governativa in attesa dell’evolversi della situazione.
Lunedì si conoscerà l’esito del bando per la prima tranche dei lavori, quelli coperti dai fondi che arriveranno dal Pnrr da 150 milioni di euro. Nei giorni successivi ci sarà il tavolo a tre con la Fiorentina, il governo e Palazzo Vecchio. Un incontro tecnico in cui si saprà con esattezza se la gara sarà andata deserta o meno, dove si inizieranno a mettere nero su bianco le prossime mosse. In caso di fumata bianca, con una ditta vincitrice, sarà programmata con esattezza la data di inizio dei lavori, prevista per gennaio 2024, in caso di fumata nera Palazzo Vecchio procederà all’affidamento diretto dei lavori, magari con il placet della ditta proprio dello stesso Commisso.
L’urgenza principale per i dirigenti viola è quella di sapere dove giocherà la Fiorentina la prossima stagione. Alla società non dispiacerebbe continuare a giocare pur a capienza limitata al Franchi durante i lavori. Resta però da superare lo scoglio del 2026, anno inderogabilmente previsto come fine dei lavori per ottenere i finanziamenti. Per spostare il termine del 2026 previsto dal Pnc (piano nazionale complementare un allegato del Pnrr) c’è bisogno di un’azione governativa d’accordo con Bruxelles. Un tema che la Fiorentina ha posto ad Abodi mercoledì, presentando anche un dossier in cui si dichiarava come giocare fuori da Firenze significherebbe per la società perdere tra i 12 e i 15 milioni di ricavi l’anno.
55 milioni? La Fiorentina prima di entrare ufficialmente nella partita e investire sulla parte mancante del progetto intende capire se effettivamente la cifra indicata corrisponde a realtà o necessita di altre aggiunte. L’investimento in cambio di una lunga concessione e di una gestione delle aree commerciali interne allo stadio resta però un’idea che piace molto a Commisso. Il presidente viola vuole vederci chiaro. Lo scrive Repubblica.
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