Addio al Decreto Crescita? La Lega Serie A: “Abolirlo avrà conseguenze nefaste su tutto il nostro calcio”

Scrive il Corriere dello Sport, il primo gennaio, giorno della possibile abrogazione del Decreto Crescita, si avvicina e nel calcio la preoccupazione cresce. Lunedì la Lega Serie A ha confermato all’unanimità la propria contrarietà all’abolizione, decidendo di inviare un documento al premier Meloni e al Governo che evidenzi il potenziale gravissimo danno al sistema calcio (e non solo) e il fatto che vada a penalizzare la crescita dei giovani.  Ecco il testo.

“Il beneficio fiscale per gli impatriati lavoratori sportivi (…) rappresenta uno strumento molto importante per assicurare la competitività della Serie A in sede internazionale e, di conseguenza, per il sostentamento dell’intero movimento calcistico nazionale. Tale strumento, come è noto, consente infatti di applicare un regime fiscale favorevole per i lavoratori sportivi – e dunque calciatori o tecnici – residenti all’estero da almeno due anni (sia italiani, sia stranieri) che si trasferiscono in Italia. In questo modo, le società italiane possono offrire stipendi netti più alti ai calciatori, a parità di spesa lorda complessiva”.

“Nel maggio 2022, questo regime agevolato previsto per i lavoratori sportivi è stato modificato, con l’introduzione di un limite di età per accedere al beneficio, pari a venti anni, e di una soglia di reddito complessivo pari a 1 milione di euro. Queste modifiche sono state apportate sulla base dell’assunto, mai dimostrato e anzi errato, che l’applicazione del beneficio favorisse un incremento di calciatori stranieri a danno dei giovani italiani. In realtà questo regime – che agevola anche il rientro dall’estero di calciatori italiani – ha avuto quale risultato principale quello di rendere le squadre italiane più competitive sul mercato, così da poter acquisire giocatori migliori ed innalzare il livello del campionato e dei risultati ottenuti nel contesto europeo: non è sicuramente un caso che, nel 2023, per la prima volta dopo molti anni, tre squadre italiane abbiano raggiunto le finali delle competizioni europee, mentre nel 2022 una squadra italiana abbia nuovamente vinto una coppa europea (non accadeva dal 2010)”.

Nella nota si legge poi che l’utilizzo dei benefici del Decreto Crescita sia già in forte calo: “In ogni caso, l’applicazione del nuovo regime con soglia ha già determinato una riduzione nell’uso di questo strumento fiscale. Per la stagione 2023/2024 sono stati tesserati solamente 50 impatriati assoggettati a questo regime, rispetto ad un totale di 653 calciatori e 1.083 contratti professionistici complessivi in Serie A. Basti poi considerare che il 20% delle squadre di Serie A non ha acquisito impatriati nella corrente stagione sportiva. Questi dati confermano che il regime è comunque ad oggi applicato in misura limitata (per la corrente stagione sportiva riguarderebbe meno del 20 per cento del numero complessivo di calciatori professionisti tesserati per società di Serie A) e che è soprattutto impiegato per salari importanti, riservati a giocatori di qualità elevata su cui le società hanno pianificato i loro investimenti, acquisendone (spesso dietro corposi corrispettivi) le prestazioni sportive e sottoscrivendo contratti di lavoro pluriennali sulla base di uno scenario di continuità del beneficio fiscale in questione nel lungo periodo. 

Quindi si elencano i rischi della cancellazione: “In questo quadro, l’abolizione del regime agevolato previsto dal decreto crescita produrrebbe un danno ingente per la Serie A, per almeno quattro ragioni: 1) si renderebbero le squadre meno competitive sul mercato internazionale, non consentendo più di offrire salari appetibili per i fuoriclasse senza importanti esborsi da parte delle società (…); 2) si otterrebbe l’effetto inverso a quello ipotizzato – ossia favorire i vivai – perché l’abolizione del beneficio imporrebbe alle squadre un maggior costo complessivo, causato dalla necessità di assicurare continuità salariale ai giocatori, ma con diversa aliquota fiscale  (…). Questo incremento dei costi avrebbe la conseguenza di stornare importanti risorse finanziarie da altre voci di spesa, tra cui proprio quelle dedicate al settore giovanile e ai vivai; 3) si renderebbero meno competitive le squadre italiane in Europa, con conseguente riduzione dei ricavi, minor indotto e dunque minor gettito (…); 4) si ridurrebbe considerevolmente la visibilità globale della Serie A sui social e la capacità di ingaggiare le nuove generazioni. Il totale follower dei calciatori di Serie A (653 calciatori tesserati) è pari a 621 milioni sui social media (Instagram, Twitter, Facebook e Youtube), nonostante i calciatori beneficiari del decreto crescita rappresentino poco meno di 1/3 del totale dei calciatori (198 tesserati), il seguito sui social media di questo 30.3% è ben superiore a quello del restante 69.7% (…)”.

Lisa Grelloni

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