Una Fiorentina operaia che (per ora) non prende gol. Terracciano e Ranieri valori aggiunti. Ed a gennaio non facciamo come nel 2016…

di Stefano Borgi

Sgombriamo subito il campo dalle ipotesi, tipo: Italiano ha cambiato, Italiano ha stravolto, Italiano si è ravveduto. In sintesi: Italiano ha imparato. La Fiorentina finalmente gioca come Allegri, gioca all’italiana, gioca di contropiede. Il pressing? Vade retro. Il possesso palla? Vade retro… Satana. No, niente di più falso. O quantomeno, non è esattamente così. Riavvolgiamo il nastro. La Fiorentina è in corsa su quattro competizioni: campionato (obbiettivo Champions oppure Europa League che dir si voglia), Conference, Coppa Italia, Supercoppa Italiana… la più aggredibile, sia per valore intrinseco che per vicinanza cronologica. La Fiorentina ha perso: Dodo’ (e ne sta pagando le conseguenze Kayode costretto a giocarle tutte), Nico Gonzalez (ci sarebbe anche Castrovilli, ma lasciamo stare) con Arthur convalescente, Bonaventura idem con patate. Senza considerare la new entry Sottil, stiratosi proprio stasera a pochi minuti dal suo ingresso. Andiamo avanti: la Fiorentina gioca spesso tre partite a settimana. Complicato per tutti, figuriamoci per dei neofiti come noi. I viola tornano in campo a Sassuolo il 6 gennaio, il 9 (forse il 10?) c’è il Bologna in coppa Italia, quindi il 14 l’Udinese in campionato… Il 15, infine, si parte per Ryad. Finale il 22. Ci rendiamo conto? E con questo calendario Italiano le gioca tutte all’attacco? Magari seguendo il mantra: difendere bene, attaccare benissimo? Oppure (ancora peggio) portando un pressing spietato (e sfiancante) a tutto campo, con tutti gli imprevisti (leggi infortuni muscolari) del caso? Sarebbe da pazzi, ancor peggio da idealisti, talebani e masochisti. Ed Italiano, per fortuna, non lo è. Quindi: ripartenza dal basso? Certo, ma poi (se costretti) lancione verso le punte e via andare. Gioco propositivo? Ci mancherebbe, ma anche massimo sacrificio chiesto agli esterni che devono (sempre, più di sempre) rientrare. Possesso palla? E chi ci rinuncia, però (alla bisogna) verticalizzazioni improvvise per sprecare meno energie e non farsi trovare impreparati… tipo la finale di Praga. Cambiamenti? Stravolgimenti? Rivoluzioni copernicane? No, solo una lucida presa di coscienza che il momento è quello che è, che bisogna farci di conto, e che (alla buon’ora) un paio di ruoli (un tempo deficitari) stanno diventando decisivi. Quali? Il portiere ed il difensore centrale, per esempio… 

TERRACCIANO, TU QUOQUE? Alzi la mano chi, quest’estate, non avrebbe comprato un portiere. Alzi la mano chi non ha detto: certo Terracciano, bravo ragazzo, mai però che faccia una parata decisiva. Aggiungendo il ricordo del Twente proprio per rimarcare l’una tantum. Alzi la mano, infine, chi non ha mai pensato: Terracciano? Ottimo dodicesimo, ma i veri numeri uno sono un’altra cosa. Rispondiamo noi: TUTTI, l’hanno detto o pensato, NESSUNO ESCLUSO. Noi per primi. Ed invece, sarà stato Savorani, sarà stata la fortuna, sarà stata una maturità arrivata con l’incipiente senilità, fatto sta che da inizio stagione Pietro Terracciano ha vinto (da solo) almeno tre partite. Pietro Terracciano ha portato alla classifica viola almeno sei-sette punti. Piero Terracciano, con la sua sicurezza acquisita, ha migliorato il rendimento di Milenkovic, Quarta e Ranieri. Ricordate Seba Frey? Un portiere centravanti, si diceva, da quanti punti (con le sue parate) portava in cassifica. Ora, senza arrivare a tanto, Pietro Terracciano è nel solco del francese. E può ancora migliorare. A proposito: quando gioca la nazionale? Quando ci sono le prossime convocazioni di Spalletti? Come diceva un famoso cronista (di ciclismo)? “Un uomo solo al comando”. Ecco, in casa Fiorentina l’uomo solo al comando si chiama Luca Ranieri, match-winner col Torino, migliore in campo da sette partite a questa parte (tutte giocate da titolare), vero e proprio valore aggiunto di questa nuova Fiorentina. Ed ha un che di Fausto Coppi, come lui carattere schivo, leader silenzioso. Quella di Luca è una bella storia: da reietto a settembre scorso (in rosa solo grazie alla lista UEFA), a guida della difesa e difensore goleador. Ripetiamo: per chiudere il capitolo manca solo la maglia azzurra… 

IMPARIAMO DAL PASSATO: gennaio 2016, la Fiorentina di Paolo Sousa è seconda in classifica, la gente fiuta l’occasione (si parla di Champions, addirittura di scudetto) e di fronte ad un Benalouane qualsiasi protesta, contesta, rovinando tutto. Non rendendosi conto che, obiettivo primario, non era pretendere chissà cosa (per arrivare chissà dove), bensì difendere quel secondo posto… magari per arrivare terzi, quarti, comunque qualificarsi per la Champions League). Ecco, a distanza di sette anni si ripropone il dilemma: pretendere o accontentarsi? Alzare l’asticella oppure proteggere un gruppo che ci ha portato fin quassù? Noi propendiamo per la seconda anche se, va detto, la situazione è un pò diversa: allora c’era solo il campionato, oggi ci sono quattro competizioni da giocare. Per di più senza Dodo’, Nico, Sottil e le condizioni generali di cui sopra. Obbiettivamente non aiutare questa squadra, da parte della società, sarebbe sbagliato. Profondamente sbagliato. Ma anche se ciò accadesse, se anche a gennaio dovessimo restare così, non ripetiamo l’errore del 2016, non roviniamo tutto col risultato (come nel 2016 appunto…) di retrocedere al quinto posto gettando il bambino con l’acqua sporca. Accontentiamoci e proteggiamo questi ragazzi, questo allenatore, questa società… chissà, magari (anche nel 2024) riusciranno a stupirci. 

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