Gigi Riva, Totti nel suo libro “Uomo coerente, scese dal pullman e se ne andò…”

Parlare del calciatore Gigi Riva è semplice, basta leggere le statistiche, guardare gli almanacchi o chiedere a qualsiasi persona che lo ha respirato guardandolo scendere in campo con la sua prepotenza fisica, il suo straordinario fiuto del gol e la fierezza di indossare una maglia che rappresentava un’intera regione. Parlare del Gigi Riva uomo però è ancora più bello, più soddisfacente: un uomo coerente, di poche parole ma pesate, di grandi valori, grande umanità, un uomo incapace di fare finti sorrisi e di accettare compromessi. A testimoniare il suo spessore umano e questa sua coerenza l’aneddoto del 2006 durante i festeggiamenti a Roma per la vittoria del Mondiale raccontato da Totti nel suo libro “Un Capitano”.

“Dopo la vittoria del mondiale, al ritorno in Italia, il primo appuntamento è nel centro di Roma, il presidente del Consiglio Romano Prodi ci attende al palazzo del governo, in Piazza Colonna… Arriviamo alle nove, in ritardo rispetto al programma. Prodi è sceso in strada ad accoglierci, dietro di lui c’è una fila di ministri, e so già che a Gigi Riva sta venendo l’orticaria. I politici non gli piacciono, specie quelli che, prima dell’inizio del Mondiale, rilasciavano interviste nelle quali si chiedevano se dopo Calciopoli non sarebbe stato meglio restare a casa. Il ricevimento a Palazzo Chigi è comunque piacevole ma malgrado il clima di festa assoluta, percepisco che qualcosa non va .

Chiedo a Vito se ha orecchiato niente, e lui mi dice che ci sono problemi con Riva: quando ha sentito che sul grande pullman scoperto diretto al Circo Massimo non saliranno solo la squadra e lo staff che l’ha assistita al Mondiale, ma anche altri addetti federali e soprattutto qualche uomo politico, ha fatto una piazzata. Lo vedo in fondo alla sala, scuro in volto: cercano di trattenerlo, ma lui ha deciso. Scende rapidamente la scalinata interna, sbuca nella piazza accanto al pullman parcheggiato, prende il suo trolley e se ne va.

Se già lo ammiravo prima, per il suo passato da campione e per quella disponibilità unica a mettersi sempre dalla parte dei giocatori, adesso sento di amarlo proprio. Trovo preziosa la sua capacità di non perdonare, di non lasciarsi scivolare addosso tutto come invece facciamo noi, che in quell’atmosfera di festa fingiamo per quieto vivere cosa aveva detto Tizio, cosa aveva proposto Caio e quanto ci aveva insultato Sempronio. Gigi aveva invece chiarito di essere disposto a stringere qualche mano ma non a far salire tutti sul pullman dei vincitori. E con totale coerenza, una volta appreso che anche ci aveva osteggiato sarebbe entrato nelle foto, se ne va”.

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Marco Omacini

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