Il capitano del Cagliari campione d’Italia 1969-70, Pierluigi Cera, ha rilasciato un’intervista per gianlucadimarzio.com, in cui ha raccontato l’amicizia fraterna che lo ha legato per quasi 60 anni a Gigi Riva: “Sono arrivato a Cagliari nel 1964 e son rimasto sempre lì. E lui con me. È nata un’amicizia che è difficile qualificare. Siamo diventati due fratelli. Ero il suo capitano, lo sono stato per dieci anni. Ma al di là di queste gerarchie che riguardavano solo il campo, tra me e Gigi c’erano altre dinamiche. C’era molto di più. Lui non ha mai accettato compromessi. Era un uomo pulito e vero. Per me rimarrà sempre la persona onesta, seria e tranquilla che tutti avete conosciuto. Ci metteva del suo nel calcio e lo faceva per gli altri prima che per sé stesso. Trovare qualcosa da raccontare di Gigi adesso è difficile, ma posso dire che lui ha portato tutto al nostro sport. Ha dimostrato a tutti che il suo calcio era suo e soltanto suo”.
Cera ha raccontato il percorso che ha portato un ragazzo proveniente dal varesotto, a diventare il simbolo dell’intero popolo sardo: “La Sardegna a cavallo degli anni ’60 e ’70 era considerata una terra di nessuno, grulla e arretrata. Quell’immaginario collettivo si è frantumato e il merito è di Gigi. Ha fatto qualcosa di enorme per la Sardegna. A Cagliari ha trovato tutto quello che la vita gli aveva tolto fin lì. Cercava un luogo che fosse adatto a lui e l’ha trovato nella Sardegna, facendo in quella terra ciò che nessun’altro è mai riuscito a ripetere. E nessuno ripeterà. Dopo lo scudetto abbiamo cominciato a scoprire che sarebbe potuto andare a giocare nelle squadre più blasonate di Italia e guadagnare moltissimo, invece, è rimasto a Cagliari. Quando arrivi a quei livelli mantenere un tale tasso di modestia non è cosa da tutti, ma a Gigi interessava solo la Sardegna, che ormai era diventata casa sua. La riconoscenza dei sardi non era dovuta. L’ha costruita tutta lui, col suo essere Gigi Riva. Era e sempre sarà la Sardegna”.
I due “Gigi” hanno condiviso anche la maglia azzurra, con la quale nel 1970 disputarono il mondiale messicano che vide l’Italia uscire sconfitta dalla finale mondiale contro il Brasile di Pelé. Rombo di Tuono era la stella di quella Italia: “Gigi può essere considerato il più forte attaccante italiano di sempre. Era anche il più amato, perché aveva rifiutato di lasciare Cagliari per la Juve per mantenere una promessa, quella di mettere i sardi sull’Olimpo del calcio italiano”.
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