Scrive Gazzetta, è stato un confronto di due ore: i club, i vertici della Lega, il presidente federale. Un confronto definito “sereno e senza animosità” da Lorenzo Casini, presidente di Lega e padrone di casa, “bellissimo e interessante” dal numero uno della Figc Gabriele Gravina. Le società concordano sulla necessità di recuperare risorse, mantenere venti squadre in A e il meccanismo del diritto di veto.
L’Italia domina in Europa per numero di squadre professionistiche: cento. Venti compongono la Serie A, motore di tutto il sistema per incassi generati. Per questo, parere unanime dei club, venti devono rimanere: le criticità strutturali dovranno essere corrette in altre categorie. Casini ha subito confermato: “Il tema del numero dei club esiste ma non ci riguarda, ed è un nostro diritto decidere quante squadre fanno parte del campionato”. Gravina ha accolto il punto di vista delle società e suggerito percorsi alternativi: per la terz’ultima di A niente retrocessione diretta ma uno spareggio con la terza classificata in B, con la conseguenza di una diversa suddivisione della mutualità (oggi chi scivola in B ha un paracadute che va dai dieci ai venticinque milioni). La riduzione del numero delle squadre avverrebbe attraverso il blocco di ripescaggi e riammissioni, quindi riguarderebbe sostanzialmente le società di Serie C. I tempi per la possibile attuazione della riforma, in questo caso, sono legati a una proposta concreta che andrà presentata nelle prossime settimane alle altre componenti.
Le società, in totale condivisione, hanno ribadito al presidente federale anche la necessità di mantenere il “diritto d’intesa”: rispetto alle riforme federali, la Serie A ha la facoltà di esercitare un veto per bloccare la modifica del format del campionato. Concetto che vale anche per le altre leghe e i rispettivi tornei. Allo stesso tempo c’è l’esigenza di estendere il peso della Serie A in termini di governance. La suddivisione all’interno del Consiglio Federale gli attribuisce oggi soltanto il 12% dei voti. Il resto, per quanto riguarda le leghe: 5% alla B, 17% alla Serie C. Ancora Casini: “Sul diritto d’intesa la Serie A ha ribadito la necessità che rimanga e che venga inoltre riconosciuta anche una posizione di leadership sui temi che più sono importanti”. Parole condivise anche dall’a.d. del Monza, Adriano Galliani: “In nessun Paese in Europa la Federazione può cambiare i formati senza l’ok della Lega. Questo non è un diritto di veto, si chiama condivisione, sarebbe assurdo che non ci fosse più in Italia”. Gravina riconosce “alla Lega di A quella leadership declinata dalla sua capacità produttiva non solo in termini economici ma anche di progettualità, è chiaro che per noi il loro parere è fondamentale”. Rientra in quest’ottica anche l’ipotesi di unire in una sola Lega B e C, che oggi, come detto, mantengono una loro specifica rappresentanza.
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