Leao: “Il razzismo non finirà mai, ma dobbiamo combatterlo sempre. Ibra? Un fratello maggiore”
Il numero 10 rossonero Rafael Leao, è stato ospite della trasmissione ‘Che tempo che fa’. Come riportato da Sky Sport, nel corso dell’intervista si è soffermato su un tema di attualità che ha riguardato l’intero movimento calcistico ed in particolare il Milan, il razzismo nel mondo del pallone. Il portoghese ha parlato del suo modo di reagire di fronte alle avversità nel percorso: “Perché rido quando insultano me? È il mio modo di vivere, di combattere le persone che sono contro di me, è un modo per far vedere che io non ho bisogno di parole. Per questo ho chiamato il mio libro ‘Smile’. Inizialmente non volevo farlo, poi ho capito che c’erano molte persone che volevano sapere più di me e della mia vita così l’ho scritto. Ho scelto questo titolo perché la vita è così, se hai l’opportunità di fare un bel lavoro e stare con la tua famiglia devi essere felice e sorridere. Ma anche solo se fai qualcosa che ti piace“.
E’ poi tornato a parlare del caso che ha interessato il compagno di squadra Maignan nella trasferta di Udine: “Lui era molto nervoso, non voleva giocare. Non era la prima volta che si creava una situazione del genere. Noi siamo stati con lui e siamo andati negli spogliatoi insieme. È una cosa che dobbiamo combattere, dentro al campo. Tutti i giocatori e anche le società: voglio ringraziare il Milan che nell’ultima partita al minuto 16 ha fatto fermare la partita. Dobbiamo combattere il razzismo, anche se non finirà mai“.
In merito all’addio di Maldini e al ritorno di Ibrahimovic ha dichiarato: “Paolo è stato il primo che mi ha aiutato al Milan. Ha una personalità forte, è esigente e mi ha aiutato a crescere come persona. Se mi manca? Sì“. E su Ibrahimovic: “Zlatan è una brava persona, volevo giocare più anni con lui. Il Milan ha fatto bene a farlo stare ancora con noi, con lui giochiamo con uno in più: è il nostro fratello maggiore“.