Luciano Spalletti ha vinto la Panchina d’Oro con 42 voti a favore, Panchina d’Argento a Fabio Grosso. Ecco le parole del tecnico della Nazionale italiana registrate da TMW:
Le parole di Spalletti a margine della cerimonia: “Non voglio altre Panchine d’oro, sono già troppe queste qui, spero che questo premio lo possano vincere anche colleghi bravissimi che non hanno potuto far vedere la loro qualità. Ce ne sono tanti, come detto precedentemente, debbo ringraziare un’altra volta quelli che mi hanno permesso di vincere questa panchina, dai giocatori ai dirigenti, come Giuntoli, ma anche la società con a capo Aurelio De Laurentiis. Quando ho visto il video mi è venuto quasi da piangere per quello che ho vissuto in quel momento lì. Alla città vanno fatti i complimenti perché sono riusciti ad accogliere qualunque tifoso di diverso colore che voleva gioire. La vittoria vera è senza confini, tutti possono partecipare e divertirsi”.
Sui miglioramenti. “Non so dove possa essere migliorato e quale sia stato il vero cambiamento, so che mi sono sempre alzato presto la mattina, non sono rimasto a letto, sono andato a vedere i miei colleghi dai quali ho potuto imparare tantissimo, ho dedicato tutto il mio tempo al calcio e forse è questa la chiave d’accesso. Cercare cose nuove, essere in evoluzione continua, prendere e imparare, sistemare cose fatte da altri e cercare di metterle dentro le caselle giuste. Me le sono fatte tutte le postazioni per essere il ct della Nazionale, so quale qualità ci sia nei miei colleghi, ricevere la panchina significa ricevere stima di allenatori fortissimi che hanno fatto vedere come si gioca a calcio al mondo intero. Questo è il massimo della felicità per chi fa questo lavoro”.
Su Gigi Riva. “Siamo felici di ricordare Gigi Riva, usava il personaggio per dare agli altri, quando aveva la palla sul sinistro – perché la portava sempre lì – quando mirava tra il palo di sostegno e il palo… la metteva sempre lì. Essere allenatori ha difficoltà se non ha quelle qualità”.
Sull’aria dell’Europeo. “Ho cominciato a pensarci sin dal primo momento in cui ho ricevuto la telefonata di Gravina, per diventare ct. Ero in giardino a passeggiare con il mio cagnolino, da quel momento lì penso a questi tre anni, devo tentare di mettere a disposizione quello che ho, di essere migliore di quello che sono, consumare il mio tempo dentro quel pensiero lì. Non posso fare promesse di nessun genere, ma sono convinto che i nostri calciatori sapranno far vedere quello che è un po’ l’idea di tutti, cioè che avranno un po’ di timore anche gli altri. Dentro le competizioni, noi come Italia, riusciamo a subire questa forza per la storia che abbiamo, per i calciatori che hanno vestito prima la maglia azzurra. Gente come Buffon è fondamentale, l’ho apprezzato da calciatore, ma adesso come collaboratore. Pensa di essere quello che può dare dei consigli. Ultimamente hanno fatto vedere che non sono infallibili, se noi portiamo storie belle come fa Gigi diventare una scorciatoia per il massimo”.
Su Inter-Juventus. “Mi aspetto una partita di quelle belle, un cambiamento – se lo posso dire – quando ho iniziato a fare questo mestiere c’erano situazioni e partite che mi creavano timore, apprensione, avevo quasi paura di affrontarle. Pensavo a come tutelarmi, come difendermi, compattarmi verso qualcuno che ti deve aggredire. La partita che fa sangue è quella bella da doversi giocare, avendo il coraggio di ribaltare tutti i pensieri che ti vengono. La gara che poi abbiamo sbagliato era quella con l’Inghilterra, non ho cercato di consumarla aspettando quelle successive per poterci qualificare. Poi l’abbiamo persa, ma i giocatori hanno avuto atteggiamento molto giusto e corretto, da quella prova abbiamo argomenti per fare bene”.
Cosa serve alla Nazionale? “Sei cosciente un po’ di tutto, sistemi le cose per potere ricevere roba da tutti i calciatori, le componenti. Bisogna essere convinti di fare un calcio bello, di livello, che merita una Nazione e una storia come la nostra”.
Sul problema centravanti. “Io ci metterei Kean, perché poi ha fatto vedere di essere un calciatore forte, bisogna andare ad avere l’opportunità, dentro queste convocazioni, di avere giocatori che possono fare anche altri ruoli, diventa fondamentale. E diventa fondamentale non sentirmi dire che questo calciatore se è in condizione, se è in forma, però c’è la partita che la può risolvere da solo… Io ho solo una gara da far bene, ho bisogno delle certezze. Quelli che hanno bisogno di essere stimolati possono stare a casa, io non stimolo nessuno. Se prendo gente e poi devo stimolarla vuol dire che ho sbagliato a convocare la persona. Hai addosso la maglia della Nazionale, la più bella di tutti, devi avere tu il tuo stimolo. Vieni qui, pettinato a festa, mettendo a disposizione tutto quanto per quella partita lì, non che io debba sperare che si abbia il vento a favore oppure il campo in discesa. Il campo è pari, dobbiamo essere al loro livello”.
Cosa insegna allo sport italiano la vittoria di Sinner. “Tutto, ha quella semplicità, umanità, essere un ragazzo tranquillo, che ha fatto del lavoro, dell’umiltà, la sua forza maggiore… Io ci vorrò parlare con Sinner perché ci saranno delle cose da assorbire, dalle quali uscirne più forti”.
Su cosa dà Inter-Juventus al calcio italiano. “Per me il campionato italiano riceve da qualsiasi partite. Se uno vuole prendere le storie belle nel calcio, nel campionato, ce ne sono moltissime prendendo momenti delle partite e portare un contributo di crescita. In questo siamo perfetti, poi ci sono altre storie dove vogliamo rimanere quelli, cioè le sconfitte le viviamo come fossero la fine del mondo. Prima si poteva andare a prendere la maggior parte delle convocazioni da tre squadre sole, cioè Juventus-Milan-Inter che portavano il blocco squadra, ora prendiamo giocatori dall’Atalanta, dal Sassuolo e dal Genoa. Tutte le cose che propongono le partite sono un contributo importante”.
Fonte: TMW
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