Milan, l’asse Theo-Leao continua a funzionare anche grazie alle novità tattiche di Pioli: heatmap a confronto tra questa stagione e quella dello Scudetto ’21-’22

Come abbiamo potuto vedere anche nelle ultime partite il Milan dipende molto da quello che è il suo punto di forza: l’asse di sinistra formata da Theo Hernández e Rafael Leão: la loro intesa è fondamentale per lo sviluppo del gioco dei rossoneri e gran parte delle azioni pericolose della squadra rossonera avvengono proprio grazie a loro due. Quest’anno si è discusso molto della vena realizzativa di Leão: 3 gol in campionato a metà Febbraio sono evidentemente pochi per un calciatore delle sue qualità, ma abbiamo una spiegazione tattica che può spiegare questa situazione: come possiamo analizzare nella heatmap stagionale (figura1)

quest’anno il portoghese rimane sempre molto largo sulla fascia accentrandosi molto raramente per andare al tiro senza attaccare quasi mai la profondità a differenza dell’anno dello Scudetto (figura 2) quando agiva da seconda punta partendo dall’esterno andando più volte alla conclusione. Questo dipende dal fatto che in questi anni Leão ha dimostrato di non essere un cannoniere da 20 gol a stagione per cui Pioli ha preferito farlo giocare più defilato per sfruttare al massimo le sue capacità di corsa e dribbling e farlo diventare più bravo come assist-man sfruttando anche le capacità di inserimento e nel gioco aereo di Loftus-Cheek.

Questo cambiamento del portoghese, deciso da Pioli, va quindi a collegarsi con il suo compagno di fascia Theo Hernández. L’allargamento, già citato, del portoghese ha portato Theo ad accentrarsi e giocare più dentro al campo andando a sfruttare le sue ottime capacità di inserimento facendolo arrivare più spesso in zona gol come possiamo vedere nella figura 3.

La posizione media del francese in campo rispetto all’anno dello Scudetto come possiamo notare dalla figura 4 è cambiata: nella stagione ’21-’22 il francese agiva da terzino fluidificante sulla fascia andando quasi sempre a sovrapporsi quando Leão andava ad accentrarsi in appoggio alla punta arrivando più spesso al cross e meno alla conclusione.

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Marco Omacini

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