Scrive Gazzetta, “In Piemonte la Juventus impedisce ai club legati al Torino di partecipare ai tornei, riservati ai bambini da 7 a 13 anni, nei quali sono iscritte le Academy e le società affiliate ai bianconeri”. La denuncia arriva da Pier Cesare Uras, direttore generale del Gassino San Raffaele, formazione torinese che si distingue per le sue iniziative nel sociale e che da ottobre ha stretto un rapporto di collaborazione con il Toro. Dallo scorso autunno il Gassino non viene più invitato ai tornei giovanili, organizzati dagli altri club dilettantistici, nei quali ci sono ai nastri di partenza squadre in orbita juventina. “Certe voci le avevo sentite anche prima della firma della partnership con i granata – ha raccontato Uras alla Gazzetta dello Sport –, ma faticavo a crederci. Adesso invece posso dire che in Piemonte la situazione è davvero questa: se collabori con il Torino, non puoi sfidare le squadre legate alla Juventus. La considero un’ingiustizia più che per i club come il nostro, per i bambini ai quali viene negata la partecipazione a manifestazioni dove ci sono in alcuni casi anche loro compagni di scuola”.
Recentemente le squadre del Gassino San Raffaele sono state escluse dal “Gran Galà della Scuola Calcio” organizzato dal Venaria Reale, dal “Pulcino di Pasqua” organizzato dal Barcanova e da altri due tornei organizzati dal Vanchiglia. Queste tre società non fanno parte della galassia bianconera, “ma se vogliono che i club legati alla Juventus si presentino al via dei loro tornei – ha proseguito il dirigente -, sono costrette a non accettare quelli affiliati al Torino. È successo a noi, ma anche alla Pro Eureka, al Cit Turin e al Chieri. E soprattutto mi dicono che una simile situazione vada avanti da tempo. È un comportamento etico? Non credo. Per questo il nostro direttore organizzativo, Gianluigi De Martino, e io abbiamo avuto contatti con dirigenti del vivaio della Juventus: vorremmo un incontro per capire le motivazioni e soprattutto per trovare una soluzione. Finora però niente da fare. E pensare che il calcio, a maggior ragione quello dei bambini, dovrebbe essere motivo di inclusione e non di esclusione. I club professionistici è giusto che portino avanti le loro politiche, ma non possono rimetterci quelli dilettantistici e i loro tesserati”.
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