Scrive TMW, vent’anni dopo quello storico pomeriggio, Roberto Baggio ricorda perfettamente il giorno del suo addio al calcio e in occasione della ricorrenza, ha voluto parlare al Giornale di Brescia: “Ricordo ancora molto bene quella mia ultima domenica sul campo, davanti al meraviglioso pubblico di San Siro: 80.000 persone tutte in piedi per regalarmi un applauso che mai potrò dimenticare e che porto nel cuore come un prezioso ricordo pieno di gratitudine e di riconoscenza: in quel momento, compresi che qualcosa di buono avevo fatto anche io».
Cos’è stata Brescia per Baggio: “Brescia…Devo dire che ho costruito relazioni molto belle ovunque sono andato, ma effettivamente Brescia ha rappresentato qualcosa di diverso per me. E questo grazie a un grandissimo presidente come Gino Corioni che ha dato di tutto e anche di più. E poi grazie a un allenatore, Carlo Mazzone, che avrei voluto incontrare prima è che è stato inarrivabile per umanità e sincerità. E ora mi devo fermare perché quando parlo di loro mi commuovo…”.
L’ultimo anno di carriera: “Decidere di smettere non è mai semplice per nessuno e anche per me naturalmente fu così. Ci ho pensato tanto, ma tutto era diventato sempre più complicato e mai sarei potuto andare in campo senza riuscire poter offrire il massimo della passione, della testa e dell’entusiasmo: solo, sentivo che quella del 2003-2004 sarebbe stata mia ultima stagione.
Io continuavo a coltivare il sogno di continuare a giocare e ogni volta in cui lo facevo davo tutto me stesso… Forse ho trasmesso il concetto del non accettare mai passivamente le difficoltà di fronte alle quali semmai bisogna sapersi sempre rialzare: bisogna affrontare le sfide e inseguire il proprio sogno che per me, finché ho potuto, è sempre stato quello di giocare a calcio che resta il gioco più bello del mondo”.
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