Ha destato scalpore la pre-convocazione di Nicolò Fagioli in Nazionale da parte di Luciano Spalletti. Di questo e non solo ha parlato il tecnico azzurro direttamente dal raduno a Coverciano.
Cosa perde l’Italia senza Acerbi e Zaniolo? Cosa guadagna con Fagioli? Può rappresentare ciò che rappresentò Paolo Rossi nel 1982?
“Quando siamo in Nazionale si fanno ragionamenti differenti, siamo sempre convinti di poter star bene perché possiamo andare a pescare in tanti elementi, in tanti calciatori. Se ci facciamo subito il problema di ciò che ci manca si comincia male, abbiamo a disposizione tutto ciò che ci vuole per fare bene. Fagioli innanzitutto è una scelta tecnica, poi per il resto sono due storie un po’ differenti rispetto a Rossi. Fagioli ha quella qualità, quell’estro… Gli manca la scocca, lo scontro fisico, ma l’ho convocato per avere a disposizione più cose che ti facciano gestire la partita, il tentativo di trovare più cose per avere la palla noi. Poi il campo valuterà se abbiamo fatto la scelta giusta o quella sbagliata, il ragazzo nell’ultima intervista rilasciata ha detto delle bellissime cose. Ho parlato con lui il giorno della finale di Coppa Italia a Roma, ho avuto fortuna che ci fosse la Juventus così da poterci parlare e mi ha fatto un’ottima impressione. Penso che meriti anche un po’ di comprensione, non ha scommesso sulle sue cose ma perché in preda a un momento di difficoltà e non ce la faceva a difendersi da questa tentazione. E’ stata puramente una scelta tecnica. Zaniolo è un giocatore che a me sembra forte, ma quello che vedo in Zaniolo spero di ritrovarlo in altri calciatori“.
Quali criteri sui tagli e sul Capitano?
“I criteri saranno di continuare a guardare quello che ci necessita tenendo di conto di tante cose, abbiamo voluto portare 2-3 calciatori in più proprio per avere la possibilità di sostituire la sorpresa. Non è detto che siccome è andato fuori Acerbi, un giocatore con esperienza e che fa parte di un blocco squadra che può darci qualcosa, va fuori per forza un centrocampista o un attaccante. Di difensori siamo in diversi, possono uscire da qualsiasi reparto. Sarà una scelta difficilissima e dolorosissima per come sono fatto io, ma fa parte del ruolo. Per me lasciare la gente fuori mi uccide, mi dà un fastidio enorme. Io ormai ho un’età che mi porta ad emozionarmi. Il Capitano rimane Donnarumma, poi valutiamo giorno dopo giorno, si possono modificare delle cose ma per ora resta Donnarumma“.
Come vorrai giocare?
“Noi prima di tutto vorremmo fare qualcosa di non rigido, abbastanza libero. Dare questa possibilità di libertà di espressione al talento dei giocatori e al contempo avere una squadra organizzata. Più imprevedibilità c’è, più sorpresa diventa per i nostri avversari. Vorremmo saper fare un po’ tutte le cose, perché poi qui a Coverciano ci insegnano che i sistemi di gioco non sono più così rigidi, non lo sono mai stati. Giocheremo contro squadre che giocano 4-2-3-1 o 4-3-3, non si piò regalare un uomo a centrocampo: tenteremo di difendere a quattro, di costruire a tre. Si vede che le squadre ora più forti sanno avere questa relazione, questa imprevedibilità nell’andare a prendere le zone in campo. Siamo tutti un po’ costruttori e tutti un po’ difensori“.
Che Scamacca ritroverà?
“Secondo me chi ci ha lavorato e ha costruito qualcosa di differente è Gasperini. Avendolo lì disponibile tutti i giorni, avendoci a che fare tutti i giorni diventa più facile. Io ho bisogno di vedere soprattutto quello che è un sacrificio, quelli che sono dei valori su cui siamo stati educati in generale. L’Italia è un popolo di gente abituato a lavorare, a sacrificarsi. Scamacca per certi versi non mi era piaciuto e per questo a marzo lo lascio fuori, se uno non dà più del massimo diventa difficile esibire un confronto contro le più forti. Poi però ha fatto vedere questa crescita, i gol, più continuità rispetto alle altre volte e anche l’Atalanta ha beneficiato molto di questa sua nuova disponibilità. Io le volte precedenti lo avevo convocato perché Scamacca ha un po’ tutto. Ma è un po’ pigro, bisogna perda un po’ di pigrizia. Magari l’ha persa… Siamo tutti contenti di vedere ciò che ci metterà a disposizione. Io l’ho fatto giocare due volte, sono il primo ad essere felice di quelle che saranno le sue prestazioni“.
Cosa hai detto alla squadra stamattina? Quali sono le differenze tra Fagioli e Ricci?
“Ci sono cose che sono molto simili, a me Ricci mi sembra molto cresciuto nel modo di giocare grazie al Torino, ha quella vampata di andare addosso all’avversario, cerca il contatto fisico e la spallata per contendere la gestione di un pallone. Ultimamente nella sua squadra è stato usato per andare addosso al mediano avversario, mentre Fagioli è più classico. E’ talmente delizioso quando ha la palla tra i piedi, vede cose che non vedono gli altri. Tutti e due sono due giocatori forti. Alla squadra stamattina ho detto che una cosa dovevamo averla chiara, dobbiamo rendere chiaro a tutti il nostro orgoglio di vestire la maglia azzurra perché è la maglia in cui si riconosce un paese intero. Dobbiamo far vedere che sì, facciamo un mestiere dove ci sono molti privilegi, ma dobbiamo far vedere che si lotta tutti insieme per la stessa causa. Vestire la maglia dell’Italia è una meravigliosa possibilità che abbiamo per moltiplicare le attese e le emozioni di chi ci segue. Ciò che diventa fondamentale è che dobbiamo fare la promessa a tutti gli italiani che saremo degni della fortuna che ci è toccata, questo noi lo dobbiamo far vedere bene. Dobbiamo mostrare di essere degni di vestire questa maglia. Poi da ultimo ha chiuso il campione che abbiamo qui, ovvero Buffon, e quello che vi ha detto ve lo dirà lui dopo. Ha fatto un discorso molto bello raccontando un episodio che l’ha riguardato”.
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