Fratini premiato come “Miglior talent scout 2024” per la terza volta. È accostato alla Juve per il ruolo di capo scout
Michele Fratini ha vinto per la terza volta il premio di “Miglior talent scout d’Italia”. La prima volta è stato premiato al prestigioso Gran Galà “Le Stelle del Calcio” a Paestum, la seconda invece a Marina di Massa per il premio “Colantuoni De Rosa” nel 2023, e la terza il 28 maggio 2024 a Montecatini Terme durante la 39ª edizione del premio dedicato a “Tommaso Maestrelli” (storico allenatore della Lazio). Fratini recentemente è stato accostato alla posizione di capo scout della Juventus.
In un’intervista a Pianeta Milan, Fratini ha offerto una vera e propria lectio magistralis su come oggi lavora uno scout: “Conta l’occhio ma va allenato, vince chi sbaglia meno. Anche perché ogni settore muta, di reparto in reparto“.
Che caratteristiche deve avere un giovane difensore per uscire fuori, alla distanza, nel corso di una carriera? “In difesa, che sia schierata a tre, a quattro o cinque, conta quando si sa marcare l’avversario, tenerlo fermo, a bada. Come in ‘guardie e ladri’. Il difensore deve guardarsi bene dall’attaccante. È importante saper difendere, altrimenti non va bene. Il difensore deve essere bravo nel gioco aereo, perché nel calcio di oggi ci sono molte torri, come Edin Džeko, Marko Arnautovic, o lo stesso Olivier Giroud, che ha appena lasciato il vostro Milan. È importante, poi, che faccia la ‘vite’, ovvero che non abbia il busto rigido e riesca ad avvitarsi per indirizzare la sfera”.
Cosa è cambiato, per un difensore, nel calcio moderno? “Con il 3-5-2 che esprime l’Inter, o anche le squadre di Antonio Conte e Massimiliano Allegri, c’è la figura del quinto: non sono difensori, sono centrocampisti o laterali di corsia aggiunti”.
Qual è, secondo lei, il modulo sul quale si va più sul sicuro? Il Milan cerca un allenatore che possa giocare con il 4-2-3-1 o con il 4-3-3 ... “Il modulo di calcio più antico e sicuro è il 4-3-3. Appartiene al vecchio calcio, vi hanno contribuito tante Nazionali e molte squadre di club. In quel modulo c’è spazio un po’ per tutti. Nel vecchio calcio, c’erano laterali di difesa che salivano, lo stopper e il libero. Ora se allinei stopper e libero hai una moderna coppia di centrali difensivi. Poi c’è il play, le due mezzali, le ali, l’attaccante centrale”.
C’è, però, chi vince anche con altri sistemi e altri assetti difensivi: “C’è anche da dire, infatti, che l’Inter di Simone Inzaghi ha vinto quest’anno lo Scudetto, però, anche grazie a Francesco Acerbi che, ha svolto, spesso, il ruolo di libero. L’Inter in linea ha giocato pochissime volte. Nei tre difensivi, spesso Acerbi – rischiando e tenendo l’avversario in gioco – ha spazzato, controllato e comandato la difesa”.
Proseguiamo con la nostra carrellata sul lavoro di un talent scout: che caratteristiche deve avere un centrocampista per emergere? “Ci sono diversi tipi di centrocampista. C’è il metodista, quello che – come dice la parola – ha un metodo. Uno che si appoggia, che interdisce e rompe l’azione avversaria. Il play è il sarto, il geometra del centrocampo. Possiamo poi aggiungervi anche il trequartista, anche se non tutti lo usano e, spesso, anzi, lo trasformano in attaccante esterno perché magari sono elementi rapidi che hanno la giocata. Diciamo che, chi ha qualità, può giocare ovunque nei 30 metri centrali”.
Ci fa qualche esempio? “Basti vedere l’evoluzione che hanno avuto, in carriera, due ex milanisti, Andrea Pirlo e Hakan Çalhanoğlu. Il primo arrivato al Milan già da regista, il secondo – che con i rossoneri era un numero 10 puro – arretrato in regia da Inzaghi in nerazzurro. L’importante, per un giocatore con quelle caratteristiche, è che sappia dettare i tempi del gioco e fornire l’assist per mandare in rete il compagno”.
Quindi, chi abbiamo? “L’attaccante esterno, che deve avere tre caratteristiche: il primo controllo della palla, dove si guarda la qualità, lo strappo e la ‘messa’, ovvero se arriva fino in fondo per mettere la sfera per gli attaccanti o per le mezzali di inserimento. E/o anche il tiro in porta. Se le entrambe queste ultime due caratteristiche, ancora meglio! Poi c’è chi ha anche lo stop a seguire e conclusione, ma quelli sono fenomeni. Non è importante, per un attaccante esterno, che abbia il colpo di testa”.
Quello, immagino, spetta al centravanti … “La punta centrale, il bomber, deve essere bravo a puntare centralmente la porta. Avere fiuto del gol, essere capace di segnare tanti gol è la sua caratteristica peculiare: deve saper capitalizzare il lavoro dei compagni, all’esterno e dietro di lui”.
Chiudiamo, presumo, con l’importanza del ruolo del portiere: “Sì, ma non soltanto. Il portiere deve essere bravo tra i pali, avere senso della posizione, ma ancora più bravo fuori dai pali. Ovvero nelle uscite, nella lettura delle traiettorie della palla. Era l’ultimo uomo, ma oggi nel calcio moderno il portiere diventa il primo giocatore. Visto che spesso tutto parte dal fondo, con la costruzione dal basso. Ma è importante anche l’allenatore, perché deve sapere mettere in campo i giocatori e saper dare loro una mentalità. E, ovviamente, la società: se ognuno, nel suo ruolo, fa il proprio meglio, crea la giusta alchimia per una squadra vincente”.