I precedenti tra Croazia e Italia sono ufficialmente 9, di cui 8 a partire dagli anni Novanta, quando il paese ottenne l’indipendenza dopo il conflitto jugoslavo. In questi 8 match gli azzurri non sono mai riusciti a ottenere una vittoria, ma hanno raccolto solo 3 sconfitte e 5 pareggi. Tuttavia, c’è una data lontana nel tempo che testimonia una vittoria dell’Italia contro la Croazia ed è parte degli annali del calcio, nonostante il contesto storico dell’epoca.
I fatti storici
Siamo nel 1942, in Europa infuria la guerra e l’Italia ha deciso di gettarsi a capofitto in un conflitto che la porterà alla rovina, alla distruzione, alla fine del fascismo, ma anche alla sua rinascita democratica e liberale. Uno dei nemici storici dell’Italia dalla fine del primo conflitto mondiale era diventato il nuovo stato di Jugoslavia per il mancato rispetto degli accordi del patto di Londra, che prevedeva l’acquisizione da parte del nostro paese delle ultime terre irredente: Venezia Giulia, Tirolo, Istria, Dalmazia e territori oltreoceano che dovevano diventare colonie italiane.
Alla conferenza di pace di Parigi, però, all’Italia vennero negati una parte dei territori promessi, contesi con la neonata Jugoslavia per la presenza di popolazione di etnia slava. Il resto è storia: il primo ministro Vittorio Emanuele Orlando abbandonò la conferenza di pace e le altre potenze vincitrici proseguirono nella spartizione dei territori senza l’Italia, che perse anche i privilegi sui territori dell’ex Impero ottomano, in fase di smantellamento a vantaggio delle varie potenze coloniali europee.
Nel corso degli anni i rapporti tra Italia e Jugoslavia furono tesi, peggiorati dall’avventura fiumana di D’Annunzio. Giovanni Giolitti provò a risolvere la contesa con il Trattato di Rapallo del 1920, che definì i confini tra i due paesi e risolse alcuni contenziosi territoriali, tra cui Fiume, riconosciuto Stato libero.
Il fascismo e gli Ustacia di Pavelic
L’avvento del fascismo peggiorò la situazione tra i due paesi, a causa anche della forte retorica nazionalista di Mussolini, che voleva annettere i territori jugoslavi dove era presente una consistente popolazione di nazionalità e lingua italiana, tra cui la stessa Fiume.
Per cercare di destabilizzare il nemico, Mussolini appoggiò e offrì il territorio italiano come luogo di addestramento per il movimento Ustacia di Ante Pavelic, un nazionalista croato contrario all’unità jugoslava che voleva la creazione di una Croazia indipendente: negli anni il movimento di Pavelic si radicalizzò dedicandosi ad attività intimidatorie contro il governo jugoslavo e assassinando il re Alessandro I, con il beneplacito del governo fascista.
Nel 1941, in piena Seconda guerra mondiale, il regno di Jugoslavia venne invaso dalle forze tedesche e Pavelic ne approfittò per trasformare la Croazia in uno stato indipendente basato sulla protezione dell’elemento croato e un cattolicesimo integralista: come conseguenza, attuò una dura politica di repressione e pulizia etnica contro gli elementi serbi, ebrei, comunisti, zingari e ortodossi. Fu creata anche una rete di campi di concentramento.
Quel roboante 4-0…
Il 5 aprile del 1942, allo Stadio Lugi Ferraris di Genova e di fronte a 25000 spettatori, si affrontano la nazionale italiana e quella croata del nuovo regno indipendente di Croazia, stato fantoccio tedesco e retto de facto, nonostante la monarchia, da Ante Pavelic. L’Italia bicampione del mondo, guidata da Vittorio Pozzo e che può schierare giocatori del calibro di Valentino Mazzola, Guglielmo Gabetto, Ezio Loik e Giuseppe Grezar (futuri protagonisti dei successi del Grande Torino), travolge 4-0 la Croazia con i gol di Gabetto, Pietro Ferarris, Amedeo Biavati e Grezar. La nazionale croata, invece, era rappresentata da giocatori di un unico club, il PH Gradanski di Zagabria: alla fine della guerra, con la riunificazione della Jugoslavia, diventò la Dinamo Zagabria.
Ad oggi, questo resta l’unico precedente su 9 incontri ufficiali, in cui l’Italia è riuscita a vincere contro la Croazia. Curioso come sia successo in periodo di guerra che non fermò il calcio in Italia (non ancora almeno), contro uno stato amico, che venne inglobato di nuovo nella Jugoslavia alla fine del conflitto ed espressione di quei principi nazionalisti che causeranno sangue e morte quasi 50 anni dopo, ma in un contesto storico geo-politico molto diverso rispetto a quello qui descritto.
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