Roberto De Zerbi ha scelto l’Olympique Marsiglia. Dopo le due stagioni in Premier League sulla panchina del Brighton, che ha portato per la prima volta in Europa League, l’allenatore italiano riparte dalla Ligue 1. In un’intervista esclusiva a Zeta Luiss, la testata della scuola di giornalismo dell’università romana, De Zerbi ha spiegato i motivi che lo hanno portato a firmare con Les Phocéens: “Ho pensato di star fermo un anno se non avessi trovato un’offerta che mi stimolava” ha ammesso. “Ci sono stati contatti con squadre importanti, ma per vari motivi non abbiamo trovato l’accordo. I dirigenti del Marsiglia, invece, sono stati chiari fin da subito. E poi è una piazza che mi ha sempre affascinato, da piccolo ammiravo campioni come Rudi Völler e Chris Waddle. Ha una tifoseria molto calorosa e appassionata, un po’ come me“. L’OM non vince il campionato dal 2010 – il tecnico allora era Didier Deschamps – e nell’ultima stagione ha concluso all’ottavo posto, fuori dalle coppe. “I marsigliesi definiscono l’OM il club più importante del Paese” afferma De Zerbi. “Ai giocatori dirò che dobbiamo rendere fieri i tifosi. Allenare il Marsiglia è unico, hai alle spalle un popolo. Con serietà e coraggio cercherò di riportarlo in Europa“.
Sulla decisione ha inciso un’esperienza in particolare, vissuta dal 2014 al 2016: “Ho scelto l’OM perché mi ricorda molto la passione e la pressione che ho vissuto a Foggia. Lo stadio del Vélodrome ospita quasi settantamila persone, è bello caldo. Questi ambienti mi spingono a dare il massimo”. È proprio la gavetta nelle serie minori a rendere l’allenatore italiano sempre più affamato di risultati. La carriera da giocatore non ha rispettato le attese, solo tre le presenze in Serie A, poi tante avventure in B e C. Nel 2013-14 inizia ad allenare in D al Darfo Boario, un club nel bresciano, seguono Foggia, Palermo, Benevento e Sassuolo. “Penso tutti i giorni al mio passato. E quella è la mia vera forza. Io non ho fatto una grande carriera e non ho iniziato in uno staff. Non mi voleva nessuno, non avevo agganci. La gavetta è motivo d’orgoglio, benzina per raggiungere nuovi traguardi”.
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