“Quando ci fu la chiamata dello United – ha raccontato Pierluigi Gollini -passai la notte a guardare il soffitto. Sarei partito la mattina dopo. Mi hanno accusato di aver fatto questa scelta per soldi, ma non è vero: la mia famiglia non ha preso un euro. Era la voglia di confrontarmi con un mondo nuovo. È stata un’esperienza formativa ma dura. In Italia a 16 anni vivi il calcio come un gioco, lì è già un lavoro. Hanno più soldi di noi e li investono nello sviluppo dei calciatori […] Il primo giorno vado in mensa, passano Giggs e Ferdinand e mi salutano. Dopo l’allenamento Rooney e Mata facevano gara di punizioni e mi chiamavano. Ogni tanto entravo nella contesa, tipo che Rooney mi fa: ‘Oh, su 10 te ne segno 7’. E io: ‘No, no, meno’. Qualcuna gliela paravo, anche se mollava certe botte… Ecco, confrontarmi così giovane con campioni così mi ha fatto crescere”.
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