Matias Soulé si è raccontato da nuovo giocatore della Roma ai taccuini del Corriere dello Sport. Dopo una parentesi dedicata al trascorso con la Juventus, l’argentino si è soffermato anche sul rapporto con Paulo Dybala, compagno di squadra in bianconero e ora in giallorosso: “Per me è un fratello maggiore, una guida non nel calcio ma nella vita. Quando ero più piccolo, lo vedevo come un mostro sacro, un giocatore a cui non riuscivo ad avvicinarmi perché ero in soggezione. Poi abbiamo cominciato a conoscerci, siamo entrati in sintonia e abbiamo stretto un buon rapporto alla Juventus. C’è un aneddoto che non mi dimenticherò mai“.
“Era l’ultimo anno di Paulo alla Juve, stava giocando una delle partite finali della stagione. Mancava un quarto d’ora alla fine quando lo vedo parlare a distanza con Landucci mentre intanto mi indicava. Purtroppo erano finite le sostituzioni ma Dybala aveva chiesto alla panchina di farmi entrare perché voleva giocare con me almeno una volta prima di lasciare la Juve. È un ricordo che resterà sempre con me, perché mi ha fatto capire quanto ci tenesse a me, e la sua stima nei miei confronti“.
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