Ma niente sarebbe successo se Dybala non avesse risolto ogni dubbio. Dopo tre settimane di silenzi grigi e di sorrisi forzati, ha spiegato al procuratore Carlos Novel e poi ai dirigenti e ai compagni che non avrebbe più firmato l’accordo. Senza offesa per chi lo aveva cercato ed era pronto a ricoprirlo d’oro per tre anni, ha ritenuto che esistessero elementi più importanti per comporre il suo concetto di felicità. Il ricordo della festa del colosseo quadrato, le lacrime di Budapest, il boato virtuale dei tifosi che lo trattano come un profeta. Tutto gli è passato per la mente suggerendogli di ascoltare il rumore dell’anima. E quella, in un calcio sempre più professionale, gli ha indicato la strada. «Non posso tradire questa gente» ha confidato Paulo a chi gli sta vicino.
Poco importa adesso se a maggio Dybala aveva comunicato a De Rossi che l’avrebbe mollato davanti a una proposta di un top club europeo. Tra la folla impazzita dell’Olimpico e il deserto delle emozioni ha scelto la prima. Tra tredici partite giocate rinnoverà anche il contratto fino al 2026 a cifre altissime ma certo non paragonabili a quelle del piano B. La sua storia con la Roma potrebbe essere ancora molto lunga. Di sicuro è appena ricominciata. Lo scrive il Corriere dello Sport.
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