di Stefano Borgi
Facciamo un conto veloce: sette partite ufficiali delle quali due di coppa e cinque di campionato. Seicentocinquanta minuti complessivi più una manciata di recuperi ed una lotteria dei rigori: arrotondiamo a settecento. Totale: 6 punti in classifica, una vittoria, una sconfitta, cinque pareggi, una qualificazione europea, 11 gol fatti, 11 subiti. Può bastare per dare un primo giudizio sulla stagione della Fiorentina? A nostro parere si, soprattutto ora che abbiamo visto all’opera Albert Gudmundsson, la stella, il calciatore più pagato della storia viola. Eccome se lo abbiamo visto… Lo ha visto soprattutto Palladino che, dopo il primo tempo contro la Lazio era più di là che di qua, mentre a fine partita si trovava tre punti insperati e sette certezze. Sei più una. Ci spieghiamo meglio…
NON ESISTONO PIÙ LE VECCHIE FORMAZIONI: chi non ricorda gli undici storici che iniziavano così: Sarti, Magnini, Cervato. Oppure Sarti, Burgnich, Facchetti. O ancora Zoff, Gentile Cabrini. E per tornare in casa viola: Superchi, Galdiolo, Roggi… Galli, Lely, Tendi… e via andare. Da qualche tempo, ahimè, le cantilene non esistono più, le formazioni recitate come delle preghiere idem, gli undici titolari non esistono più… e non saremo certo noi a riesumarle. Però, e Palladino sarà d’accordo con noi, dopo il 2-1 sulla Lazio ricaviamo sei nomi che sono una certezza, più una (certezza) che un nome non è, bensì un sistema di gioco. Andiamo con ordine: De Gea, Dodò, Gosens, Cataldi, Gudmunsson, Kean, sei nomi che ad oggi appaiono imprescindibili, sei nomi che compongono la spina dorsale della formazione titolare. È vero, ci sono i cinque cambi, le partite durano (minimo) 95 minuti, ma vuoi mettere avere sei certezze su undici? Ecco, da stasera Palladino ce l’ha, alle quali aggiungiamo la settima: la difesa a quattro. Anzi il 4-4-2, o se volete 4-4-1-1. Comunque difesa a quattro, sempre e comunque. Basta con la difesa a tre, basta con Biraghi difensore, basta col 3-5-2, basta con gli esperimenti. Basta con i calciatori fuori ruolo: basta, basta, basta!!!
DOPPIO REGISTA, PERCHÉ NO?
Dal 4-4-2 al doppio regista il passo è breve. Abbiamo inserito tra le sei certezze, tra i sei titolari, Danilo Cataldi: di professione centrocampista, a volte regista, spesso incontrista e recuperatore di palloni. Da quando è arrivato (tre settimane) titolare fisso capace di spedire in panchina (nel gioco delle coppie titolare-riserva) il francese Adlì. Palladino li considera entrambi registi, o gioca uno o gioca l’altro. Ecco, noi ci permettiamo di lanciare un’idea: perché non schierarli entrambi e dotare la squadra del doppio regista? Ovviamente supportati da due esterni che coprano e facciano legna: Gosens e Bove, per esempio. Insomma, un 4-4-2 con Dodò e Biraghi terzini, Gosens a sx, Adlì e Cataldi nel mezzo, Bove a dx. Gudmunsson e Kean di punta. Mancano i due centrali di difesa, lì purtroppo tra Comuzzo, Ranieri, Quarta, Pongracic e Moreno è una sorta di terno al lotto. Chi sta meglio (o chi sta meno peggio) gioca. In mediana no, in mediana è un peccato lasciar fuori uno degli acquisti dell’ultimo giorno di mercato, tutta gente d’esperienza e di valore, proveniente da Roma, Milan e Lazio. Da qui l’idea del doppio play, considerando anche le alternative Mandragora e Richardson che tanti allenatori vorrebbero avere. Insomma, oggi alle 13,15 vedevamo tutto buio (Palladino piùdi noi), qualche ora dopo ci dibattiamo tra certezze e titolarità. Come cambia il mondo…
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