L’ambito di azione è ampio e va, spiegano i pm, dai parcheggi agli ambulanti fino alle pressioni sul catering. Il vero business è però quello dei biglietti. E’ lì che i padroni delle Curve di Inter e Milan facevano i soldi veri. Tra tagliandi ottenuti dalle società e rivenduti a prezzi maggiorati, fino alle tessere “riciclate“, passando per il più classico dei metodi, vale a dire l’ingresso multiplo ai tornelli. Il tutto con la compiacenza, si fa per dire, di qualche steward che, seguendo le direttive di questo o quel capo ultras, faceva entrare all’interno del Meazza tifosi prive di tagliando.
La gestione degli ingressi è centrale, perché produce soldi facili per gli ultras e, tutto sommato, passa, o passava, facilmente inosservata. Il guadagno era variabile, a seconda dell’importanza della partita o del posto assegnato, ma era comunque significativo. E subito disponibile su apposite PostePay. Secondo le indagini, probabilmente esagerando, alcuni degli arrestati parlava di milioni di euro. Quantificare è impossibile, ma anche queste “chiacchiere” rendono l’idea dell’ingente giro d’affari.
Ma come entravano irregolari allo stadio? Si va dalla “doppietta”, vale a dire l’ingresso multiplo al tornello, fino agli “imbucati” che s’infilano sulle gradinate durante il trasporto di striscioni e coreografie, per arrivare allo scambio delle tessere. Il tutto seguito da persone appositamente deputate a questo: Debora Turiello, ai domiciliari, per la Nord. Roberta Grassi, non indagata, per la Sud.
Il resto degli ingressi era ottenuto con l’aiuto, volontario o meno, degli steward. Qualcuno collaborava, altri, minacciati o proprio picchiati, erano costretti a stare alle regole degli ultras. Spesso, gli addetti in pettorina vengono affiancati da qualche ultrà, che segnala chi deve passare senza problemi né controlli. In (almeno) un’occasione, è lo stesso capo della Nord Andrea Beretta, anche lui in manette, a sfidare il Daspo per istruire lo steward di turno. Si apre il cancelletto di servizio. O si fa il passaggio multiplo dal tornello a fronte di un solo tagliando.
“Normalmente gli ultras mi indicano le persone, e io li faccio entrare – ammetterà uno steward in servizio alle partite dell’Inter – Da questa stagione, la Curva sta esagerando”. Un altro, al telefono con uno dei leader della Nord, Marco Ferdico (anche lui arrestato) protesta: “Tu mi hai detto dieci ( persone , ndr ), ne sono arrivati 150!”.
Che piacesse o meno, le richieste dovevano essere evase. “Tu devi aprire, altrimenti non ti faccio lavorare più”, era la minaccia più morbida. Ma dalle parole ai fatti il passo è stato più di una volta breve. Come in occasione di Milan-Roma, lo scorso 11 aprile: uno steward blocca una «doppietta». Intervengono gli ultrà rossoneri. Uno “mi ha tirato prima uno schiaffo e subito dopo un pugno”, racconta la vittima. Così andava, così non deve più andare. Lo scrive Sportmediaset.
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