46 anni fa il fallaccio di Tardelli su Rivera dopo appena tre secondi che fece molto rumore
Era il 5 novembre del 1978, al Comunale di Torino, andava in scena Juventus-Milan. I rossoneri arrivano da “primi della classe”, i bianconeri invece, campioni d’Italia in carica, sono attardati in classifica. Al fischio d’inizio a muovere la palla il Milan.
Ma Marco Tardelli ha smania, ha foga, è sul terreno di gioco ma non sta più nella pelle, un po’ per la situazione di classifica, un po’ per l’importanza storica della partita. Ancora prima che il Milan battesse, “Schizzo”, questo era il soprannome di Tardelli, non appena vide la palla in gioco, si abbatté come una furia su Gianni Rivera e lo travolse.
Tempo impiegato? Tre secondi. Un fallaccio, brutto, molto brutto per l’epoca. L’arbitro, D’Elia, non esitò, lo juventino si beccò un giallo.
Per giorni non si parlò di altro se non di questo fallo compiuto da Tardelli, lo scrissero i quotidiani sportivi (negli anni ’70-’80 molto letti), e se ne sentì parlare anche “nelle chiacchiere da bar”. Troppo brutto per essere vero quel fallo, se ne fece un caso, e qualcuno azzardò anche l’ipotesi di una premeditazione.
“Io non ho tentato di rompere la gamba né altro a Rivera perché non vado in campo per spaccare ossa – disse Marco Tardelli a fine gara -, ma sempre e soltanto per giocare a calcio e questo l’ho fatto anche ieri. La tesi di Rivera, secondo la quale ho premeditato il fallo, è semplicemente assurda. Se davvero avessi voluto fargli male, avrei puntato solo alle gambe e non al pallone. Rivera è un grande professionista, ma lo è soprattutto con la lingua. Mi dispiace per quello che ha detto.
La verità è che ha giocato duro anche il Milan, tanto è vero che mi sono preso due sputi in faccia e al contrario di Rivera non faccio nomi: ed è vero, ho strappato la maglia al milanista Bigon, ma mi sono buscato un calcio in faccia. Credo che l’arbitro mi abbia ammonito non tanto per la gravità del fallo, quanto per tenere le redini della partita”. Una partita quindi molto accesa, visto il racconto di “Schizzo” dentro e fuori dal campo, e diverse sembrano essere state le situazioni all’interno di quel terreno da gioco, non si sono infatti limitate a quel fallo ad inizio partita.
“A San Siro abbiamo rispettato la Juventus – disse Gianni Ravera dopo l’episodio – con le regole del calcio. Qui invece è stato permesso ai bianconeri di usare una violenza che non ha nulla a che fare con l’agonismo. Oltretutto questa cattiveria non era giustificata. Se noi del Milan avessimo risposto, ci sarebbe scappato il morto. La verità è che negli ultimi tempi chi ha cercato di giocare sul serio ha trovato invariabilmente una resistenza assurda. Abbiamo perso ma ci siamo dimostrati più forti della Juventus sul piano dei nervi, questo moralmente ci premia come vincitori. L’uno a zero subito in questa maniera ci fa onore e non ci ridimensiona. Semmai ha dimostrato che la Juventus per vincere deve ricorrere a sistemi che non le fanno onore”.
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