Approfondimenti

Un Milan che fa il diavolo a quattro coi tifosi. Eppure non è tutto da buttare

Fonseca conduce un Milan sulle montagne russe. Dopo 12 giornate il resoconto è mediocre

Da questa stagione alla guida del Milan è arrivato Paulo Fonseca. Dopo il quinquennio di Stefano Pioli, costruito sulla gioia immensa dello scudetto, Fonseca ha raccolto un’eredità pesante per due motivi: sostituire un allenatore che ha vinto un campionato in un club come il Milan non è mai facile. Oltretutto il tecnico ex Roma era chiamato a sfatare i dubbi di tutti quei tifosi che volevano ben altro in panchina.

Dopo un precampionato eccellente Fonseca sembrava far ben sperare i tifosi a fronte di una società che invece aveva perso la fiducia di tanti supporters rossoneri. Molte delle mosse di mercato del duo Furlani-Moncada sotto il Big Brother Cardinale hanno scosso l’ambiente (chiedere al pacco regalo con dentro Pierre Kalulu).

La prima giornata di campionato purtroppo ha rivelato delle verità importanti: Fonseca, che ha pur una buona idea di gioco, si è scontrato con una squadra importante non totalmente disposta al sacrificio. In più, lui sin da subito non ha saputo prendere in mano la squadra dal punto di vista caratteriale.

Le prime due partite con Torino e Parma hanno lasciato di sasso l’intera tifoseria nonostante ci fosse in panchina un Fonseca (va detto parafulmini) disposto ad assumersi le sue colpe. Da lì le polemiche riguardanti i big e le insoddisfazioni di molti hanno creato alti e bassi all’interno della stagione rossonera.

La gestione Leao… o forse meglio chiamarla cura?

La polemica principale che ha riguardato Fonseca in questo inizio stagione ha riguardato Leao. Tanti hanno accusato Fonseca di aver lasciato in panchina il pezzo forte dei rossoneri. Dati alla mano, il tecnico rossonero però non ha avuto torto: dopo un primo tempo in panchina con la Lazio, nel secondo Leao entra e segna ribaltando tutto. Dopo diverse panchine nelle ultime tre, arrivano le super prestazioni con il Real e con il Cagliari. In questo Milan poche cose sono certe, una di queste è che a Leao la panchina ha fatto bene. 

Un’ulteriore suggerimento arriva dalle “credenze” dei tifosi: molti affidano a Leao le loro speranze per i tre punti. Eppure il portoghese è tra i peggiori per contrasti riusciti (17%. Solo 5 riusciti su 30 tentativi) e soprattutto un atteggiamento non da uomo chiave: 7 km medi percorsi a partita di cui la maggior parte (il 47%) sono in camminata. Ora quello che i tifosi fanno fatica ad ammettere: il focus di uomo chiave va spostato su un uomo venuto dall’America di nome Christian Pulisic. Un giocatore che da inizio 2024 ha preso parte a 14 goal e 10 assist con continuità in tutte le competizioni.

Christian Pulisic a San Siro

Da dove deve ripartire il Milan?: parola chiave “Gruppo”

Il Milan in questo momento è una squadra ferita: i tifosi non credono più a una società che ha promesso più di quanto ha fatto e Fonseca si ritrova a dover ricompattare un gruppo squadra che non riesce a dare continuità a prestazioni come quella di Madrid. Se il Milan segna ai ritmi delle squadre ai vertici (20 gol in campionato) la difesa è ancora problematica e forse peggiorata (già 14 gol subiti in 12 giornate. Più di uno a partita come media).

Fonseca e Leao nella conferenza di Bayer Leverkusen-Milan

Fonseca ha le sue colpe come le hanno molti giocatori rossoneri che scendono in campo senza considerare il peso della maglia che indossano. L’allenatore portoghese deve incidere di più così come la squadra deve (e con Real e al derby ha dimostrato che può) giocare all’insegna del sacrificio e del puro gioco di squadra.

Il Milan in questo momento è una Ferrari con un buon pilota (Fonseca) che sa’ di avere gli strumenti per guidarla, ma che ancora accelera come se stessa conducendo una piccola cinquecento. Il tempo (e la classifica molto equilibrata di questa serie A) è ancora dalla parte dei rossoneri. Tuttavia le altre stanno iniziando a pilotare decisamente bene.

Leggi anche: Adani attacca il Milan: “Schifoso che lasci Daniel Maldini a zero solo perché figlio di Paolo”

 

Matteo Cheli

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