Il Milan di Paulo Fonseca è un enigma affascinante: un sistema tattico ricco di spunti innovativi e un’identità di gioco chiara, ma al tempo stesso una fragilità che lo espone a rischi fatali
Fonseca ha plasmato un Milan che si distingue per la sua flessibilità tattica. In fase di costruzione, la squadra si schiera con una difesa che costruisce 3+2: uno dei terzini si alza sulla linea dei centrocampisti, mentre l’altro si abbassa per formare una retroguardia a tre. Questa disposizione consente al Milan di mantenere un baricentro alto e favorire un approccio verticale, con triangolazioni rapide sulle corsie esterne. L’obiettivo è creare situazioni di uno contro uno, sfruttando l’ampiezza per allargare la difesa avversaria oppure attaccare in profondità con il trequartista e l’attaccante centrale.
La fase offensiva è il fiore all’occhiello della squadra. Oltre agli esterni che forniscono opzioni sulle fasce laterali in ampiezza, anche i centrocampisti si inseriscono in area per aumentare le possibilità di finalizzazione. Questa fluidità, però, è un’arma a doppio taglio: se da un lato permette al Milan di dominare il gioco e creare pericoli, dall’altro lascia la squadra esposta alle ripartenze avversarie. La marcatura a uomo ravvicinata adottata da Fonseca, se non eseguita con precisione, rischia di scoprire ulteriormente la difesa.
La fase difensiva è il punto dolente del Milan. Con 14 gol subiti in 11 partite di campionato, la squadra fatica a trovare solidità. La scelta di schierare quattro giocatori offensivi, pur valorizzando il potenziale creativo, spesso sbilancia la squadra. La fragilità è emersa fin dalla prima giornata e, con l’avanzare della stagione, i problemi sembrano acuirsi. Nonostante alcuni miglioramenti individuali, il sistema collettivo lascia troppe praterie agli avversari.
L’altalena di prestazioni del Milan si riflette in due partite simbolo. La vittoria al Bernabéu, la prima dopo 15 anni (l’ultima vittoria dei rossoneri in casa dei blancos risale al 2009, con doppietta di Pato e gol di Pirlo), ha mostrato una squadra capace di dominare un avversario di livello come il Real Madrid. Ma solo pochi giorni dopo, il crollo contro il Cagliari ha evidenziato i limiti della rosa. All’Unipol Domus, il Milan si è scontrato con una difesa serrata e, nonostante una rimonta iniziale, ha subito due gol in situazione di vantaggio, sprecando l’opportunità di consolidarsi in classifica.
Uno dei problemi principali del Milan di Fonseca sembra essere la continuità. La squadra alterna grandi prestazioni a momenti di smarrimento, incapace di mantenere alta la concentrazione per novanta minuti. In un campionato competitivo come la Serie A, questo limite rischia di costare caro. Lo stesso Fonseca aveva ammesso che preparare partite contro squadre tatticamente organizzate come il Monza o il Cagliari può essere più complesso di quanto sembri.
Con la settima posizione in campionato, otto punti di distacco dal Napoli capolista (anche se con una partita in meno), il Milan potrebbe anche rischiare di rimanere fuori dalla prossima Champions League. Un’eventualità che sarebbe un disastro, considerati gli investimenti fatti per costruire una squadra di alto livello. I tifosi, abituati a successi e grandi palcoscenici, cominciano a interrogarsi sul reale valore del progetto.
La domanda posta da Fabio Capello qualche giorno fa è più attuale che mai: “Qual è il vero Milan?” È la squadra che espugna il Bernabéu con personalità e talento, o quella che si fa sorprendere dal Cagliari in una partita (sulla carta) alla portata? La risposta passa dalla capacità di Fonseca di trovare equilibrio tra ambizioni tattiche e concretezza. Il tempo stringe e il Milan non può più permettersi passi falsi: la rincorsa alla Champions è già iniziata, ma serve ritrovare continuità per non trasformare un progetto ambizioso in un’occasione mancata.
Il Milan è a un bivio. La stagione può ancora essere salvata, ma servono risposte immediate, sia sul piano tecnico che mentale. Fonseca dovrà correggere le fragilità difensive senza snaturare l’approccio offensivo che caratterizza il suo Milan. Solo così i rossoneri potranno dimostrare di essere non solo una squadra bella da vedere, ma anche capace di competere ai massimi livelli.
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