Josip Ilicic è tornato a parlare del complesso periodo vissuto durante lo stop del campionato causa Coronavirus, quando il classe 1988 militava nell’Atalanta. La stagione 2019-20, la migliore nella sua carriera per gol realizzati ed assist serviti, coronata dall’esordio della Dea in Champions League, fu bruscamente interrotta a seguito della pandemia globale, segnando profondamente la carriera e la vita del calciatore.
Il trequartista sloveno ha raccontato ai microfoni di AS: “Dopo la pausa COVID ho sofferto troppo, non ero più lo stesso e sentivo in cuor mio che era arrivato il momento di dire basta. Mi ero preso una pausa per recuperare fisicamente, ma avevo l’obiettivo di potercela fare.
“Però cominciavo a sentire qualcosa di diverso dentro di me. Non ne potevo più. Se non stai bene mentalmente, non puoi durare fisicamente e se non posso dare il massimo, preferisco fare un passo indietro. Non ha accettato di stare in panchina e il calcio non è solo una questione di soldi, altrimenti sarei andato in Cina o in Arabia Saudita. Il calcio è amore. Avevo promesso di tornare il giorno in cui sarei andato via da Maribor e l’ho mantenuta.
Dopo un mese di confinamento, durante il periodo COVID, ho chiesto al club di andare via. Soffrivo troppo senza la mia famiglia. Una volta arrivato lì ho capito che era quello di cui avevo bisogno e che il calcio non faceva più per me. Giocando ogni tre giorni sei sempre in viaggio, non hai una vita privata e non potevo accettare che la mia famiglia mi vedesse soffrire“, ha concluso.
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