Abusi sessuali e violenza: condanna per il terzino | Due anni di carcere

Illustrazione di un tribunale (Pixabay)

Illustrazione di un tribunale (Pixabay FOTO) - goalist.it

E’ stato prima accusato e poi condannato. Il suo gesto è stato punito severamente, e passerà i prossimi due anni in carcere.

Il mondo del calcio non è esente da scandali legati a comportamenti criminali dei giocatori, compresi abusi e violenze. Alcuni calciatori, nonostante il successo e la fama, si sono resi protagonisti di episodi gravi che hanno portato a condanne legali e alla rovina della propria carriera.

Giocatori come Adam Johnson, ex ala del Manchester City e della nazionale inglese, è stato condannato per abusi sessuali su minori, un crimine che ha messo fine alla sua carriera e lo ha portato in prigione.

Allo stesso modo, Robinho, ex stella del Milan e del Real Madrid, è stato giudicato colpevole di violenza sessuale di gruppo in Italia, un caso che ha suscitato un enorme dibattito internazionale.

Questi casi evidenziano come il potere e il prestigio possano creare un senso di impunità. La cultura che spesso circonda i calciatori di alto profilo può favorire comportamenti irresponsabili e dannosi.

Un comportamento riprovevole

Il mondo del calcio, spesso visto come un ambiente di spettacolo e sportività, può celare comportamenti profondamente problematici. Non sono rari i casi in cui giocatori di fama internazionale abusano della propria posizione di potere. Episodi di violenza, molestie e abusi non solo ledono le vittime, ma macchiano anche l’integrità dello sport. La notorietà può generare un senso di impunità, portando alcuni calciatori a oltrepassare limiti etici e legali con conseguenze devastanti per le loro carriere.

Uno degli esempi più recenti riguarda un episodio avvenuto il 24 aprile 2019, durante una partita tra Espanyol e Celta Vigo. In quell’occasione, un giocatore si avvicinò alla mascotte della squadra avversaria e compì un gesto inaccettabile. Il calciatore in questione è Hugo Mallo, capitano del Celta Vigo. L’abuso nei confronti della mascotte (interpretata da una donna) ha scosso l’opinione pubblica e ha segnato profondamente l’immagine del giocatore e del club.

Una foto di Hugo Mallo (Wikipedia Arpagorni)
Una foto di Hugo Mallo (Wikipedia Arpagorni FOTO) -goalist.it

La sentenza e le conseguenze

Il caso è finito davanti alla giustizia, e la testimonianza della vittima, corroborata da prove video, ha smontato la versione difensiva di Mallo. Il Tribunale Provinciale di Barcellona ha respinto il ricorso del giocatore, definendo la sua narrazione “contraddittoria”. La condanna definitiva prevede una pena detentiva di 24 mesi con condizionale, un risarcimento di 7.000 euro alla vittima e il pagamento delle spese processuali. La sentenza ha inoltre sottolineato l’assenza di pentimento da parte del giocatore, aggravando la sua posizione.

Questo caso mette in luce un problema sistemico, cioè la necessità di promuovere comportamenti etici nel calcio professionistico. I club devono prendere posizioni chiare e severe contro gli abusi per tutelare l’immagine del calcio e proteggere le vittime. La responsabilità di prevenire e condannare questi atti non spetta solo alla giustizia ordinaria, ma anche alle istituzioni sportive e alle società.