Edema polmonare: il fuoriclasse della Nazionale ricoverato d’urgenza | In pericolo di vita

Illustrazione di un'ambulanza (Depositphotos FOTO) - goalist.it
E’ stato ricoverato d’urgenza ed è stato in pericolo di vita per via di un malanno. Era il fuoriclasse della Nazionale.
L’edema polmonare è una condizione medica caratterizzata dall’accumulo di liquido negli alveoli polmonari, le minuscole sacche d’aria dove avvengono gli scambi gassosi.
Questo accumulo interferisce con l’ossigenazione del sangue, causando difficoltà respiratoria e una sensazione di soffocamento.
Le cause principali includono insufficienza cardiaca sinistra, che provoca un aumento della pressione nei vasi sanguigni polmonari, e fattori non cardiaci come infezioni, inalazione di tossine, o traumi.
I sintomi comuni comprendono respiro corto (dispnea), tosse con possibile produzione di schiuma rosata, e cianosi (colorazione blu della pelle e delle mucose).
Un talento incompiuto
Vincenzo Scifo, nato il 19 febbraio 1966 a La Louvière, in Belgio, da genitori siciliani emigrati, è un simbolo di talento cristallino e versatilità tecnica. Fin dall’infanzia, il giovane Scifo mostrò un’abilità straordinaria nel calcio, giocando con disinvoltura e visione di gioco non comuni. Dopo gli inizi nel R.A.A. Louviéroise, l’Anderlecht lo tesserò a 14 anni, riconoscendone il potenziale. Con numeri impressionanti, con 432 gol in quattro stagioni giovanili, guadagnò presto l’appellativo di “Piccolo Pelé”. Nel 1983, a soli 17 anni, Paul Van Himst lo lanciò nella prima squadra dell’Anderlecht, dove conquistò tre campionati consecutivi e divenne una stella emergente.
Scifo scelse il Belgio come patria calcistica, rinunciando al sogno di vestire l’azzurro. Conquistò il pubblico e i critici a Euro ’84 e fu tra i protagonisti del Mondiale del 1986 in Messico, portando il Belgio a un quarto posto storico. L’approdo in Serie A nel 1987, con l’Inter, rappresentò un momento cruciale: lo stesso Platini lo incoronò suo erede, ma l’esperienza italiana fu deludente. Schiacciato dalle responsabilità e dal dualismo tattico con Gianfranco Matteoli, Scifo non riuscì a emergere come leader. Dopo una stagione sottotono, si trasferì in Francia.

Le sfide della vita
Dopo un periodo opaco al Bordeaux, Scifo ritrovò fiducia nell’Auxerre sotto la guida di Guy Roux. Tornato in Italia con il Torino, visse una rinascita, contribuendo al terzo posto in Serie A e alla finale di Coppa UEFA del 1992. Nonostante qualche difficoltà tattica, dimostrò la sua classe, siglando gol memorabili, come quello all’Uruguay durante il Mondiale del 1990. In seguito, al Monaco, fu protagonista di una fase di maturità calcistica, vincendo la Division 1 nel 1997 e giocando accanto a giovani talenti come Henry e Trezeguet.
Nel 1999, mentre era al termine della sua carriera, un intervento chirurgico per una lussazione alla spalla portò a gravi complicazioni. Scifo sviluppò un edema polmonare che lo condusse a un ricovero d’urgenza. Le sue condizioni destarono grande preoccupazione, arrivando a mettere in dubbio la sua sopravvivenza. Sebbene riuscì a riprendersi, i medici gli consigliarono di abbandonare il calcio. Nonostante la volontà di proseguire, l’artrosi all’anca sinistra lo costrinse a ricorrere a infiltrazioni per giocare, compromettendo definitivamente la sua capacità di competere ai massimi livelli.