Tennis, scoppia la bomba: “Mi stavano uccidendo” | È successo dopo Wimbledon
Purtroppo la situazione stava diventando critica, e stava rischiando la vita. A Wimbledon poteva accadere il peggio!
La vita dei tennisti, nonostante l’apparente glamour, non è immune a momenti di grande vulnerabilità. Alcuni atleti, nel corso della loro carriera o dopo il ritiro, si sono trovati in situazioni di grave pericolo, legate a incidenti, malattie o episodi violenti.
Un caso emblematico è quello di Monica Seles, accoltellata nel 1993 da uno spettatore durante un match ad Amburgo. L’aggressione, motivata dall’ossessione del colpevole per un’altra tennista, Martina Navratilova, segnò profondamente la carriera e la vita della Seles.
Anche eventi di natura medica hanno coinvolto atleti di alto livello. Nel 2017, Petra Kvitová subì un grave infortunio alla mano dominante durante un’aggressione nella sua casa.
Questi episodi ci ricordano che, dietro i successi e le copertine, i tennisti sono esseri umani con fragilità e rischi. La loro capacità di affrontare e superare momenti di pericolo di vita riflette un coraggio che va oltre il campo da gioco, ispirando tifosi e colleghi in tutto il mondo.
Cadere per poi rialzarsi
Andrey Rublev, uno dei tennisti più talentuosi della sua generazione, sembrava avere tutto: una carriera in ascesa, il sostegno di una famiglia amorevole e una vita apparentemente perfetta. Tuttavia, dietro le quinte, il russo stava affrontando una lotta personale devastante. Dopo Wimbledon, Rublev ha toccato il fondo, descrivendo quel momento come il peggiore della sua vita. “Non vedevo più una ragione per vivere”, ha confessato in un’intervista al The Guardian.
La pressione del tennis professionistico e una mente sopraffatta dai pensieri negativi lo stavano distruggendo. Gli scatti d’ira, come colpirsi con la racchetta fino a ferirsi, erano solo sintomi di una sofferenza più profonda. Guardare quei momenti in video lo ha aiutato a prendere consapevolezza: “Non sono più io. Quella vita appartiene al passato”. Rublev sapeva di dover cambiare rotta, non solo per il tennis, ma per la sua stessa sopravvivenza.
Il recupero del tennista
Dietro il suo percorso di recupero c’è un cambiamento radicale nel modo di affrontare la vita e il supporto di figure chiave. Rublev ha deciso di smettere di assumere farmaci che non lo aiutavano e ha iniziato un lavoro intenso con uno psicologo. Questo percorso lo ha portato a capire meglio se stesso e a trovare un equilibrio tra vita privata e professionale. “La mia testa era affollata di pensieri che mi stavano uccidendo, ma ora sono più equilibrato. Vedo le cose in modo più realistico”.
La svolta è stata anche sostenuta dal connazionale Marat Safin, ex campione di tennis, che lo ha incoraggiato a guardare avanti. Grazie a questo percorso, Rublev non solo ha imparato a gestire l’ansia e lo stress, ma ha ritrovato la passione per il gioco. “Vincere uno Slam è un sogno, ma non cambierà la mia vita”, afferma ora con una nuova maturità. La sua storia non è solo quella di un tennista, ma di un uomo che ha affrontato i propri demoni e ne è uscito più forte.