McKennie, parole forti e messaggio alla Juve | “Punto più basso della mia carriera”

Le parole del centrocampista sono un pugno nello stomaco, soprattutto per la Vecchia Signora. Ecco cosa ha detto.

Il punto più basso nella carriera di un atleta rappresenta un momento di crisi che può essere causato da fattori personali, fisici o esterni.

Questo fenomeno, sebbene doloroso, è comune a molti sportivi di alto livello e spesso diventa un momento di svolta cruciale.

Gli infortuni gravi, il calo di forma fisica e i problemi psicologici come ansia o depressione sono tra le cause principali. Inoltre, conflitti con allenatori o compagni di squadra, e pressioni mediatiche, possono contribuire a un crollo delle prestazioni.

Un declino così marcato può portare a esclusioni dal team, perdita di sponsor e reputazione, o persino al ritiro prematuro. Tuttavia, per alcuni atleti, toccare il fondo rappresenta un’opportunità per rivalutare priorità, adattarsi e ritrovare motivazione.

Il punto più basso

Ogni carriera, anche la più brillante, ha i suoi momenti difficili, e Weston McKennie non fa eccezione. Come lui stesso ha raccontato (riportato in un post di FootballPassion) qualche mese fa, il suo periodo al Leeds è stato uno dei momenti più duri della sua carriera professionale. Passare in una squadra dove giocava regolarmente, alla Premier League, con quattro allenatori cambiati in soli cinque mesi, è stato uno shock. Nulla è andato come previsto, e McKennie ha ammesso di aver affrontato il trasferimento con l’idea di usare il Leeds come trampolino di lancio per un grande club di Champions League.

Tuttavia, la realtà si è rivelata ben diversa. Con tutto il rispetto per il club e i suoi tifosi, McKennie ha confessato di amare il calcio ai massimi livelli, ma in quell’ambiente non è riuscito a esprimere il suo potenziale. Le critiche dei tifosi e i commenti negativi sui social lo hanno colpito duramente, nonostante il suo tentativo di ignorarli.

McKennie con la maglia della Juve (Profilo Instagram McKennie FOTO) – goalist.it

E’ meglio rimboccarsi le maniche

Dopo la retrocessione con il Leeds, McKennie ha vissuto uno dei momenti più emotivi della sua carriera, arrivando persino a piangere. Ha sentito il peso delle aspettative deluse, ma anche in quel buio ha trovato una luce. Il supporto del suo chef personale, Patrick Contorno, e del suo assistente Charles è stato cruciale. Ha spiegato quanto sia difficile gestire la solitudine e il clima cupo dell’Inghilterra in quei momenti, ma grazie alla loro presenza è riuscito a evitare il baratro della depressione. L’americano ha esclamato “Il punto più basso della mia carriera” (Post FootbalPassion).

Rientrato alla Juventus, però, le difficoltà non sono finite. McKennie si è trovato in una situazione umiliante: niente armadietto, niente numero di maglia, neanche un posto auto. Per un giocatore con oltre 100 partite con i bianconeri, è stato un duro colpo. Tuttavia, questo lo ha spinto a dare il massimo sul campo per dimostrare il suo valore. Come ha detto lui stesso, quando ha le spalle al muro, trova la forza per superare ogni ostacolo. E proprio quella determinazione lo ha reso il giocatore che conosciamo oggi. Ora Mckennie risulta essere la colonna della nuova Juve targata Thiago Motta che, seppur con molte difficoltà, sta riuscendo a coprire tanti ruoli, sia difensivi che offensivi.