Stefano Tacconi, la liberazione dai soprusi: “Mi picchiavano” | Un’infanzia terrificante

Stefano Tacconi nel 2005 (Wikipedia Utente_Bonza FOTO) - goalist.it
Stefano Tacconi si sfoga e racconta alcuni episodi inquietanti della sua infanzia. Sono rimasti tutti dispiaciuti.
Non tutti i grandi calciatori hanno avuto un’infanzia facile. Alcuni di loro, prima di raggiungere il successo, hanno affrontato situazioni difficili, tra cui abusi e maltrattamenti.
Un esempio toccante è quello di Zlatan Ibrahimović, che ha raccontato di aver vissuto un’infanzia complicata in un quartiere difficile in Svezia. Tra le difficoltà economiche e un padre assente, Zlatan si è trovato spesso da solo.
Anche Cristiano Ronaldo ha avuto la sua dose di difficoltà. Cresciuto in una famiglia umile a Madeira, ha vissuto il peso di un padre alcolizzato. Nonostante le avversità, sua madre ha fatto di tutto per sostenerlo, e il suo talento lo ha portato lontano.
Queste storie ci ricordano che dietro ai riflettori e ai trofei ci sono esseri umani con vissuti spesso dolorosi. Per molti, il calcio non è stato solo un gioco, ma una via di fuga da una realtà dura, un’opportunità per riscattarsi e dimostrare il proprio valore.
La nascita di un portiere e i primi passi
Stefano Tacconi, uno di quei portieri che non dimentichi facilmente, ha sempre avuto un carisma fuori dal comune. Il suo viaggio nel mondo del calcio inizia quasi per caso, spinto più dalla necessità che da una scelta consapevole. Da bambino, cresciuto tra cortili e partitelle, finiva sempre in porta. Non per passione, almeno all’inizio, ma perché qualcuno doveva pur starci.
Con un talento grezzo e una buona dose di caparbietà, Tacconi riuscì a farsi notare, anche se le sue prime esperienze non furono affatto semplici. Ad Avellino, per esempio, il mister Vinicio voleva cacciarlo già dopo un mese, ma lui si fece strada grazie a un paio di prestazioni incredibili a Catania e Palermo. Da lì in poi, la sua carriera decollò. Tacconi non è mai stato un calciatore qualunque: aveva uno stile di vita e un atteggiamento che lo distinguevano. La sua forza mentale, unita a un talento naturale, gli permise di imporsi in una Serie A dove il livello era altissimo.

Episodi assurdi
“Mi picchiavano per andare in porta”, ha raccontato Tacconi a Radio Kiss Kiss con quella schiettezza che lo contraddistingue. A dirla così, sembra quasi una battuta, ma era la realtà. I suoi due fratelli lo obbligavano a difendere i pali durante le loro partite. E il paradosso? Loro non sono mai arrivati da nessuna parte, mentre lui è diventato uno dei portieri più iconici del calcio italiano.
Tacconi ha sempre vissuto il calcio a modo suo, senza troppe regole. Racconta di sigarette fumate durante l’intervallo, spesso insieme a Michel Platini, e di bicchieri di China Martini che non gli impedivano di stare in forma. “Trapattoni non diceva nulla, fischiava e basta”, ha ricordato, sottolineando come l’allenatore si affidasse alla classe dei suoi uomini in campo. E poi, quell’episodio in ritiro, quando il Trap lo trovò con Favero in una stanza immersa nella “nebbia”. Aprì le finestre e li costrinse a lasciarle spalancate, anche se fuori c’erano dieci gradi sottozero. Una vita da film, quella di Stefano, vissuta sempre al massimo.