“Non ho più sentito nessuno”: la leggenda ferrarista sbotta | Riconoscenza zero

Illustrazione di una Ferrari monoposto (Depositphotos FOTO) - goalist.it
Un serio professionista che si trova isolato dal mondo. E’ una storia triste e purtroppo frequente nel mondo dello sport.
Nel mondo della Formula 1, non sono solo i piloti a dover dimostrare costantemente il loro valore. Meccanici, ingegneri, strateghi e persino i team principal vivono sotto la stessa pressione.
Un piccolo errore o una stagione sottotono possono segnare la fine della carriera. E sì, succede più spesso di quanto si pensi, e le ripercussioni sono spesso alquanto negative.
Prendi per esempio gli ingegneri che lavorano sull’aerodinamica. Se una macchina non performa come dovrebbe, non è raro che vengano messi alla porta o semplicemente “non richiamati” la stagione successiva.
E poi ci sono i piloti di riserva o quelli che hanno avuto una stagione poco brillante. Anche se il talento c’è, se non hai gli sponsor giusti o non riesci a portare risultati subito, le opportunità cominciano a svanire.
Quando le strade si separano
Nel mondo delle corse, e soprattutto in Formula 1, i rapporti sembrano indissolubili finché tutto va bene. Vittorie, titoli, festeggiamenti: sembra un matrimonio perfetto. Ma basta un cambiamento, una nuova direzione, e le cose iniziano a raffreddarsi. Sì, perché non importa quanto hai dato a una squadra o a un progetto, alla fine quello che conta è il presente. E a volte, quando lasci un posto che hai amato, ti aspetti che qualcuno si ricordi di te, che ti chiami, anche solo per sapere come stai. Ma non sempre succede.
Ci sono storie che lo dimostrano. Ex piloti, ingegneri, team principal che, dopo anni di dedizione, si trovano a fare i conti con un silenzio assordante. Magari ti aspetti una telefonata, un messaggio, e invece nulla. E fa strano, perché pensavi di essere parte di qualcosa di più grande, e poi ti rendi conto che, in fondo, il motorsport è spietato anche fuori dalla pista.

E’ accaduto anche a lui!
E poi c’è Jean Todt. Sì, proprio lui, l’uomo che ha trasformato la Ferrari in una macchina da guerra negli anni ’90 e 2000. Quando è arrivato a Maranello nel 1993, la situazione era un disastro: “un castello in rovina,” come ha detto lui stesso. La galleria del vento era vecchia e inutile, e il reparto design era sparso tra Italia e Inghilterra. Ma, passo dopo passo, Todt ha costruito qualcosa di straordinario. Non da solo, ovviamente. È stato abile a mettere insieme una squadra che è diventata un vero e proprio dream team. E quei 14 campionati vinti? Sono rimasti nella storia.
Ma qui arriva il colpo di scena. Dopo aver lasciato la FIA, Todt si aspettava, forse, un minimo di riconoscimento, qualche parola dai suoi vecchi colleghi in Ferrari. Invece, nulla. “Non ho più sentito nessuno,” ha confessato, lasciandosi andare a un po’ di amarezza (fonte: formulapassion.it). E diciamolo, è strano pensare che una figura così centrale per il successo della Rossa sia stata praticamente dimenticata. Dopo tutto quello che ha dato alla squadra, fa davvero riflettere su quanto, a volte, il mondo della Formula 1 possa essere freddo e ingeneroso.