“Stavo per strada a chiedere da mangiare” | Un’infanzia terribile per il brasiliano, ora è tra i migliori al mondo

Illustrazione del logo del brasile (Depositphotos FOTO) - goalist.it
Il calciatore non ha passato una bella infanzia. Non riusciva a mangiare, e tra le tante difficoltà è diventato un professionista.
Nel mondo del calcio, ci sono storie che vanno oltre il campo e i trofei. Prendi George Weah, per esempio. Cresciuto in un quartiere poverissimo della Liberia, senza scarpe e con un pallone fatto di stracci, è riuscito a diventare uno dei migliori attaccanti del mondo.
Poi c’è Zlatan Ibrahimović. Cresciuto in un quartiere difficile di Malmö, in Svezia, con genitori separati e una situazione familiare complicata, ha dovuto combattere contro i pregiudizi e la povertà.
E come non parlare di Cristiano Ronaldo? Nato a Madeira in una famiglia umile, con un padre alcolizzato e tante difficoltà economiche, ha lasciato casa giovanissimo per inseguire il suo sogno.
Infine, Samuel Eto’o, cresciuto in Camerun in condizioni di estrema povertà, ha dovuto superare ostacoli enormi per emergere. Ma la fame di successo lo ha spinto oltre ogni limite, portandolo a vincere tutto con club come il Barcellona e l’Inter.
Crescere tra sogni e difficoltà
Crescere in Brasile non è facile, soprattutto se ti ritrovi a vivere in quartieri dove la povertà e il crimine sono all’ordine del giorno. Quando sei un ragazzino, il confine tra restare sulla retta via e perdersi è sottile come un filo. Immagina di tornare a casa dopo l’allenamento e invece di trovare un pasto caldo, ti ritrovi per strada a chiedere da mangiare. Alcuni ti guardano storto, altri ti chiamano persino “barbone”. Ma quando hai un sogno grande, queste cose non ti fermano.
La realtà è dura: a 13 anni ti si presenta davanti la criminalità con la promessa di soldi facili. E tanti, in quei momenti, si perdono. Quando non hai nessuno che ti sostiene, è facile cedere. Lui ha visto dieci dei suoi amici più forti di lui finire male, travolti da droga e criminalità. Ma c’era qualcosa che lo teneva in piedi: il sogno di diventare calciatore. Quella voglia di farcela era più grande della fame, più forte della paura. L’infanzia di Rafinha non è stata semplice!

Una storia triste
Questa è la storia di Rafinha. Sì, proprio lui, il giocatore del Barcellona e della nazionale brasiliana. In un’intervista ha detto “Stavo per strada a chiedere da mangiare” (Profilo TikTok Ufficiale ircup). Non è una frase buttata lì, ma la cruda realtà di un ragazzo che ha visto il peggio della vita prima ancora di diventare adulto.
A 13 anni, quando il crimine bussava alla porta, lui ha scelto il calcio. Ha perso amici, ha sofferto la fame, ma non ha mai perso la speranza. L’ambizione di diventare un campione era più grande di tutto il resto. E alla fine, ce l’ha fatta. La sua è la prova che, anche quando la vita ti mette alle corde, con determinazione e passione puoi cambiare il tuo destino.