Colpo fortissimo: muore durante la partita | Inutile la corsa in ospedale

Illustrazione di una persona in lutto (Pexels FOTO) - goalist.it
E’ una notizia sconvolgente, che ha sconvolto il mondo del calcio e non solo. Era stato portato d’urgenza in ospedale.
Nel corso della storia del calcio, diversi giocatori hanno perso la vita in campo a causa di arresti cardiaci o gravi infortuni. Uno dei casi più noti è quello di Marc-Vivien Foé, centrocampista camerunese, che crollò improvvisamente durante una partita della Confederations Cup nel 2003, morendo poco dopo per un problema cardiaco.
Un altro tragico episodio riguarda Antonio Puerta, difensore del Siviglia, che nel 2007 collassò durante una partita di Liga. Nonostante il trasporto in ospedale, morì dopo tre giorni a causa di ripetuti arresti cardiaci dovuti a una condizione genetica.
Anche Piermario Morosini, centrocampista del Livorno, perse la vita in campo nel 2012. Durante una gara di Serie B contro il Pescara, cadde improvvisamente e non si riprese più, colpito da un’aritmia fatale che evidenziò problemi cardiaci preesistenti.
Più recentemente, nel 2021, il danese Christian Eriksen ha rischiato di aggiungersi a questa triste lista. Durante l’Europeo, crollò in campo per un arresto cardiaco, ma grazie all’intervento tempestivo dei medici, venne rianimato e salvato, dimostrando quanto sia cruciale la rapidità nei soccorsi.
Un sogno infranto
Guo era un ragazzo con un sogno grande quanto un campo da calcio. Cresciuto tra le fila del Beijing Guoan, aveva finalmente la possibilità di misurarsi con il calcio europeo, anche se solo per un ritiro con la squadra giovanile. Spagna, Madrid, allenamenti intensi, nuove esperienze. Un’occasione d’oro per mettersi in mostra e, perché no, impressionare qualche osservatore. Sai, quelle storie che iniziano con “una semplice amichevole” e poi finiscono con un contratto da professionista? Ecco, magari nella sua testa c’era anche quella speranza.
E invece il destino ha deciso diversamente. Una partita di preparazione, un normale scontro di gioco, di quelli che ne vedi mille in una stagione. Un avversario che lotta per il pallone, un contrasto aereo, un colpo alla tempia che sembra quasi niente all’inizio. Ma Guo non si rialza. Il tempo si ferma, gli sguardi in campo diventano tesi. E quando capisci che un giocatore non si muove, il calcio improvvisamente non conta più.

La tragedia
Trasportato d’urgenza in ospedale, le notizie non tardano ad arrivare, e purtroppo non sono buone. Trauma gravissimo, lesioni cerebrali irreversibili. Il fratello, con la voce spezzata, aggiorna tutti tramite il social cinese (Xiaohongshu): Guo è in morte cerebrale, le possibilità di sopravvivere sono praticamente nulle. Parole che fanno male, che lasciano quel senso di ingiustizia che accompagna sempre le tragedie inspiegabili. Un’emorragia subaracnoidea, dicono i medici. Termini tecnici che, alla fine, significano solo una cosa: non c’è più nulla da fare.
E così la famiglia deve prendere la decisione più difficile di tutte: riportarlo a casa. Non per festeggiare un successo, non per raccontare il suo viaggio in Spagna, ma per dirgli addio. La vita a volte sa essere crudele in un modo che non riusciamo a comprendere. Guo era giovane, pieno di sogni, e tutto è svanito in un istante. Il calcio, quello che regala emozioni incredibili, a volte sa anche spezzarti il cuore.