Real Madrid, Pallone d’Oro, Champions e un dramma incancellabile | La tragedia infantile di Modric

Fonte Foto: Profilo Instagram Modric

Ha vinto il Pallone d’Oro, è un campione a 360°, eppure la sua vita non è sempre stata semplice, soprattutto durante l’infanzia.

Molti campioni del calcio hanno dovuto affrontare sfide incredibili fin da bambini. Cresciuti in povertà, tra difficoltà familiari o in contesti difficili, hanno trovato nel pallone l’unica via di fuga. La loro storia dimostra che il talento, unito alla determinazione, può abbattere qualsiasi ostacolo.

Cristiano Ronaldo, per esempio, è cresciuto in una casa modesta a Madeira, condividendo la stanza con i fratelli. Il padre era alcolizzato e la madre faceva sacrifici enormi per farlo giocare. Ma lui non ha mai mollato e oggi è uno dei giocatori più titolati della storia.

Anche Zlatan Ibrahimović ha avuto un’infanzia difficile. Cresciuto nei sobborghi di Malmö, tra problemi economici e un rapporto complicato con il padre, spesso doveva rubare biciclette per andare agli allenamenti. Ma quel ragazzo ribelle è diventato una leggenda del calcio mondiale.

Poi c’è Sadio Mané, nato in un villaggio del Senegal senza elettricità. Ha lasciato casa da adolescente per inseguire il sogno di diventare calciatore. Oggi è un campione d’Africa e ha vinto tutto con il Liverpool, senza mai dimenticare le sue origini.

L’ultimo saluto

Luka Modric, pluricampione con il Real Madrid, ricorda ancora quel giorno terribile. Suo nonno non era tornato a casa e in famiglia si iniziava a percepire una strana inquietudine. Lo andarono a cercare, ma lui era troppo piccolo per capire davvero cosa stesse succedendo. Poi, all’improvviso, lo riportarono a casa.

Non ricorda molto di quei momenti, solo un dolore opprimente nell’aria. Suo padre lo strinse forte, lo portò davanti alla bara per un ultimo saluto. Luka lo fece, senza nemmeno rendersi conto che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro. Poi lo portarono via, cercando di evitargli tutto quel dolore. Ma alcune cose restano impresse anche quando si è solo bambini. Ma dietro a questo dolore e a questa perdita si nasconde un evento tragico e terribile.

Illustrazione di un funerale (Depositphotos FOTO) -
Illustrazione di un funerale (Depositphotos FOTO) – goalist.it

Un evento tragico

Come raccontato nell’autobiografia “A modo Mio”, ricorda che Nonno Luka fu ucciso brutalmente, colpito da una raffica di proiettili. Aveva sessantasei anni e si trovava praticamente sulla soglia di casa. Suo padre lo adorava e ancora oggi Luka non riesce a immaginare quanto dolore abbia provato nel ritrovare il suo corpo in una pozza di sangue, steso in un prato ai margini della strada. Era il dicembre del 1991, la guerra era già iniziata e la paura era ovunque, ma il nonno, testardo com’era, non voleva arrendersi a quell’incubo. Forse non si rendeva conto fino in fondo del pericolo.

Gli manca tantissimo. Ogni volta che torna davanti alla sua lapide, gli riaffiorano alla mente le storie del nonno, la sua voglia di vivere e i momenti passati insieme. Se fosse qui oggi, Luka sa già cosa direbbe dopo essersi congratulato per i suoi successi: “Luka, sono fiero di te, ma ora tagliati quei capelli!”. E lui vorrebbe tanto poter ridere con lui ancora una volta.