Stupro di gruppo: condannati due calciatori granata | Oltre 3 anni e mezzo di carcere

L'illustrazione di un paio di manette (Pixabay)

L'illustrazione di un paio di manette (Pixabay FOTO) - goalist.it

Ciò che è accaduto è inaudito, e i protagonisti sono questi due calciatori granata. Si faranno un po’ di anni di carcere.

Purtroppo, il mondo del calcio non è immune dagli scandali e dalle vicende giudiziarie che coinvolgono i suoi protagonisti. Negli anni, diversi giocatori sono stati accusati o arrestati per reati gravi, tra cui aggressioni sessuali, violenze domestiche e altri comportamenti riprovevoli.

Uno dei casi più noti riguarda Dani Alves, ex difensore di Barcellona e Juventus, arrestato in Spagna con l’accusa di violenza sessuale. La vicenda ha scioccato il mondo del calcio, con il brasiliano che si è difeso dichiarando di non aver commesso alcun crimine, ma il processo ha portato a una condanna.

Anche Benjamin Mendy, ex Manchester City, è finito al centro di un’inchiesta per diversi episodi di violenza sessuale: inizialmente accusato di vari reati, è stato poi assolto in tribunale, ma la sua carriera ne è uscita distrutta.

Altri calciatori hanno avuto problemi con la giustizia per motivi diversi, come l’ex Milan Robinho, condannato in via definitiva in Italia per uno stupro di gruppo avvenuto ai tempi in cui giocava in Serie A.

Una condanna che ha fatto rumore

Una vicenda pesante, che ha scosso ben oltre il mondo del calcio. Lo scorso anno, Mattia Lucarelli, figlio dell’ex bomber del Livorno Cristiano, e il suo amico e compagno di squadra Federico Apolloni sono stati condannati a 3 anni e 7 mesi di carcere per violenza sessuale di gruppo. Il verdetto, arrivato con rito abbreviato, è stato emesso dal gup di Milano Roberto Crepaldi e riguardava un episodio accaduto nella notte tra il 26 e il 27 marzo 2022. Un’accusa gravissima, che ha gettato un’ombra inquietante sulle vite dei due giovani calciatori e su chi aveva provato a minimizzare l’accaduto.

Il caso aveva suscitato indignazione, non solo per la brutalità dei fatti, ma anche per il tentativo di liquidarli come “una goliardata”. Una difesa che non aveva retto davanti alle prove e alle parole della vittima, una studentessa americana di 22 anni. Il giudice era stato chiaro: non si era trattato di una leggerezza giovanile, ma di una “vera e propria azione collettiva” orchestrata con piena consapevolezza dello stato di vulnerabilità della ragazza.

Illustrazione di una persona incarcerata (Pixabay FOTO) - goalist.it
Illustrazione di una persona incarcerata (Pixabay FOTO) – goalist.it

Un accordo discutibile

Le motivazioni della sentenza avevano spiegato nel dettaglio quanto accaduto quella notte. Secondo il giudice, Lucarelli e Apolloni non erano soli. Nell’appartamento milanese c’erano altri tre amici, che sebbene non fossero presenti nella stanza dove era avvenuto lo stupro, avevano avuto un ruolo nella vicenda. Le loro condanne, più lievi, andavano dai 2 anni e 5 mesi ai 2 anni e 8 mesi. Il motivo? Nessuno di loro si era dissociato, nessuno aveva fatto nulla per fermare quello che stava succedendo. Il loro atteggiamento, scriveva il giudice, non era stato solo “passivo”.

Quella notte, infatti, non c’era stata solo violenza fisica, ma anche un gioco perverso fatto di battute, incitamenti e un senso di complicità che aveva trasformato tutto in un “accordo criminoso”. Un branco che si era mosso compatto, sfruttando le condizioni della ragazza, completamente alterata e incapace di opporsi.