Minacce e insulti dopo la partita: l’arbitro vive sotto scorta | Colpa di un cartellino rosso

Illustrazione di un cartellino rosso (Depositphotos)

Illustrazione di un cartellino rosso (Depositphotos FOTO) - goalist.it

Sono arrivati minacce ed insulti, e la situazione è man mano degenerata. Purtroppo l’arbitro non ha vissuto un bel momento.

Il mondo del calcio può essere affascinante, ma a volte tira fuori il peggio delle persone, soprattutto quando si parla di arbitri. Fischiare un rigore dubbio o non vedere un fallo può trasformarli nei bersagli di insulti, minacce e, nei casi peggiori, anche aggressioni.

Negli stadi, il clima può diventare pesante. I tifosi, presi dalla foga del momento, urlano di tutto contro il direttore di gara, spesso senza rendersi conto che dall’altra parte c’è un essere umano. 

Ci sono stati casi in cui alcuni direttori di gara hanno dovuto vivere sotto scorta dopo decisioni contestate. Uno degli episodi più famosi riguarda Byron Moreno, l’arbitro che eliminò l’Italia ai Mondiali del 2002.

Purtroppo, il problema non riguarda solo il calcio professionistico. Nei campionati dilettantistici la situazione è persino peggiore, con arbitri che subiscono aggressioni fisiche da giocatori e tifosi.

Il solito bersaglio facile

Gli arbitri sono da sempre nel mirino di tifosi, giocatori e allenatori. Basta un fischio sbagliato per trasformarli nei nemici pubblici numero uno. Urla sugli spalti, insulti sui social, perfino minacce personali. E ogni settimana la storia si ripete, come un film già visto.

L’ultimo episodio che ha acceso le polemiche arriva dalla Spagna, e riguarda José Luis Munuera Montero, direttore di gara della partita Osasuna-Real Madrid. Il motivo? Un’espulsione a Jude Bellingham per aver detto un secco “f**k off” in campo. Un episodio che, nel mondo del calcio, non è certo una novità, ma che ha scatenato una valanga di odio contro l’arbitro.

Bellingham con la maglia della nazionale (Profilo Instagram Bellingham FOTO9 – goalist.it

Minacce, insulti e un problema serio

Dopo il match, i social si sono trasformati in un’arena di insulti e minacce. Munuera Montero è stato attaccato in ogni modo possibile, tanto da costringere il Comité Técnico de Árbitros a prendere posizione. In un comunicato ufficiale, il collettivo arbitrale spagnolo ha condannato con forza questi episodi, sottolineando che non solo l’arbitro, ma anche la sua famiglia, è finita nel mirino.

E il problema non è solo nelle grandi competizioni. Il comunicato ha messo in evidenza come, nei campionati giovanili e dilettantistici, la situazione sia persino peggiore: lì non ci si ferma alle parole, si arriva direttamente alle mani. Il calcio è passione, certo, ma se ogni decisione arbitrale porta a una tempesta di odio e violenza, allora c’è qualcosa che non va. E forse è ora di ricordarsi che, senza gli arbitri, il gioco semplicemente non esisterebbe.