“Sono cresciuto per strada”: è diventato una bandiera di provincia in Serie A | Oggi è un simbolo del Molise

Illustrazione del logo della Serie A (Depositphotos)

Illustrazione del logo della Serie A (Depositphotos FOTO) - goalist.it

E’ cresciuto giocando per strada a calcio con gli amici, per diventare poi una bandiera della Serie A. Cosa fa oggi?

Il calcio di strada ha forgiato tanti campioni, e alcuni di loro sono diventati vere e proprie bandiere della Serie A. Ragazzi cresciuti tra polvere e palloni sgonfi, che con talento e sacrificio hanno scritto la storia del nostro campionato.

Uno dei più iconici è Francesco Totti, nato e cresciuto nei vicoli di Roma, dove giocava con gli amici fino al tramonto. Da quei campetti improvvisati alla maglia della Roma il passo è stato breve, ma l’amore per la sua città lo ha reso un simbolo eterno, rifiutando offerte milionarie pur di restare giallorosso.

Anche Gennaro Gattuso ha avuto un’infanzia non facile in Calabria, tra campetti di terra battuta e sogni di grandezza. La sua grinta lo ha portato a diventare il cuore del Milan, lottando in campo come se fosse ancora quel ragazzino che rincorreva un pallone nel quartiere.

Poi c’è Javier Zanetti, arrivato in Italia dall’Argentina con una valigia piena di speranze. Cresciuto a pane e calcio nelle strade di Buenos Aires, ha conquistato l’Inter con umiltà e dedizione, diventando il capitano perfetto: instancabile, leale e sempre pronto a dare tutto per la maglia.

Un sogno nato in strada

Nel Molise, crescere con il pallone tra i piedi non è facile. Poche squadre, ancora meno strutture, e un futuro che spesso ti spinge a guardare altrove. Ma chi nasce con la passione per il calcio non si arrende. E allora si gioca ovunque: nei vicoli, nei cortili, nei parcheggi. L’importante è toccare il pallone, migliorarsi, divertirsi.

Mirco Antenucci è uno di quelli che ha iniziato così. In un paesino di meno di mille abitanti, il suo primo stadio sono state le strade di Roccavivara. “Sono cresciuto per strada”, racconta a Football Passion, ricordando quei giorni in cui bastava un pallone e qualche amico per sentirsi campioni. Poi, pian piano, quel sogno che sembrava troppo grande ha iniziato a diventare realtà.

Antenucci nel 2014 (Wikipedia Jon Candy )
Antenucci nel 2014 (Wikipedia Jon Candy FOTO) – goalist.it

La lunga strada verso la Serie A

A 24 anni, dopo tanta gavetta, Walter Zenga gli dà la possibilità di esordire in Serie A con il Catania. Un momento incredibile, il coronamento di anni di sacrifici. Ma il calcio, si sa, non è mai una strada dritta. Dopo quell’inizio, le cose non vanno come sperava, e Antenucci inizia a girare tra varie squadre, facendo quello che ha sempre saputo fare meglio: segnare.

A 29 anni arriva al Leeds, in Inghilterra, convinto che la Serie A ormai fosse solo un ricordo. E invece, quando era vicino al rinnovo automatico, qualcosa si inceppa: Cellino, il presidente del club, decide di lasciarlo fuori squadra per non far scattare la clausola. Tornato in Italia, alla Spal, fatica all’inizio, ma non molla. Si conquista il suo spazio, si sente di nuovo importante. Quando il club acquista Borriello e Paloschi, ha un’offerta dalla Serie B e si chiede se sia il caso di andare via. La risposta? No. Perché quando credi in te stesso, il tuo posto te lo tieni stretto.