La Fiorentina non ha un’identità precisa, scivola a -5 dalla zona Europa. Con un Gudmundsson in più che squadra sarebbe stata?

Palladino

Palladino (ACF Fiorentina Foto) - www.goalist.it

Giovedì partita decisiva per evitare una “tragedia greca – al Franchi”. Serve ripartire dagli sprazzi di gioco del secondo tempo al Maradona

La Fiorentina vista ad Atene, in quella che poteva essere intitolata, nuovamente come una “tragedia greca”, non faceva presagire nulla di buono per questo big match contro il Napoli di Conte. Invece la Fiorentina è uscita dal Maradona sì con un ko, ma scongiurando una goleada. Merito di De Gea, nonostante l’errore da matita rossa sul primo gol (tanto simile a quello di Terracciano contro il Panathinaikos giovedì) con la palla non bloccata e respinta centralmente, poi messa in fondo al sacco da Lukaku su un tiro insidioso, ma non irresistibile, di McTominay. Il portiere spagnolo però da leader, ha mantenuto la concentrazione e si è riscattato alla grande, con almeno tre interventi decisivi per evitare un’imbarcata che poteva arrivare già nel primo tempo.

Nella prima frazione il Napoli ha nettamente dominato la partita, Spinazzola e Politano hanno praticamente asfaltato Dodò e Parisi, i due quinti della Fiorentina, ancora una volta schierata da Palladino con il 3-5-2. Un’assenza pesante? Gosens. L’ex Union Berlino, entrato nella seconda frazione, ed in Conference, contro il Panathinaikos autore di 2 assist (sui 2 gol segnati dai viola). Nella ripresa la Fiorentina è entrata meglio in campo, con più fame e maggiore “cattiveria agonistica”. Al 66’ infatti ha trovato il gol che ha riaperto il match, con un tocco illuminante di tacco di Kean, per Gudmundsson che ha rifinito con “la specialità della casa”, un tiro a giro rasoterra all’angolino, sul quale Meret non ha potuto fare niente. Al 95’ la Fiorentina ha avuto sui piedi di Ndour addirittura il pallone per beffare il Napoli. Qualche sprazzo di idea di gioco si è vista nel secondo tempo, ma giocare è sicuramente ben altro. E la Fiorentina, in primis con Fagioli, grazie alla sua qualità tecnica, ha la possibilità di farlo.

Il rimpianto: che Fiorentina sarebbe stata con un Gudmundsson al top della forma?

Dopo la perla messa a segno ieri al Maradona da Albert Gudmundsson questa domanda sorge spontanea: che Fiorentina sarebbe stata con l’islandese al top della forma? Dove poteva stare in campionato questa squadra? Il dubbio resterà. Nonostante una stagione in cui Gudmundsson è stato martoriato dagli infortuni (e dunque lontana dalle aspettative), l’islandese in Serie A ha giocato appena 785 minuti (media di 49 per match) e segnato ben 5 gol, ovvero una rete ogni 157 minuti, convertendo dunque in gol il 25% delle occasioni avute. Da sottolineare anche il 67% di dribbling riusciti. Guardando pertanto i suoi numeri il rimpianto di cosa sarebbe potuto essere se fosse stato al 100% (sempre), rimane. La Fiorentina per riscattare Gudmundsson dovrebbe investire in totale 28,5 milioni, una maxi cifra pertanto, fino a ieri ciò per i minuti giocati dall’islandese, sembrava piuttosto utopico. Ma, dopo la rete… che questo gol sia l’inizio per cambiare il suo futuro? 

Gudmundsson
Gudmundsson (ACF Fiorentina) – www.goalist.it

Fiorentina ancora a caccia di un’identità e la zona europea adesso è a +5. Conference unica strada per l’Europa?

La dirigenza viola ha consegnato a Palladino, una rosa sulla carta quantomeno, nettamente più forte di quella degli anni scorsi, probabilmente la migliore dell’era Commisso, sebbene i tanti calciatori da “rivitalizzare”. Ma il tecnico, fino ad oggi, non è riuscito a trasmettere un’identità precisa a questa squadra, la quale ha dato il meglio di sé nelle partite in cui ha potuto giocare di rimessa, concretizzando dei contropiedi ben studiati. Nella Fiorentina quindi c’è ancora troppa confusione.

Il secondo tempo della Fiorentina, con quegli sprazzi di gioco, può dare un minimo di speranza a questa squadra a cui l’Europa, attraverso il campionato, a meno di un finale di stagione da sogno (ed il calendario è complicatissimo), è scappata. La squadra viola è infatti scivolata a -5 dalla zona europea, dopo essere stata scavalcata dal Bologna, l’ha superata ieri anche la Roma, che è riuscita a mangiargli 15 punti. Giovedì la Fiorentina non dovrà sbagliare l’approccio, dovrà cercare di essere meglio di quella del secondo tempo al Maradona, più costante, per cercare quantomeno di proseguire il percorso in Conference League. La vittoria di questo trofeo infatti sembra essere la strada più percorribile per agguantare la qualificazione in Europa League, sebbene il livello rispetto agli scorsi anni si sia alzato. I viola, se dovessero proseguire in questo cammino, potrebbero trovare il Betis Siviglia, ed il Chelsea, in un’eventuale finale.

AAA cercasi gioco. E giovedì… come una finale

“Abbiamo avuto una grande qualità di gioco, ho fatto i complimenti ai ragazzi perchè noi siamo questi, ho bisogno di lavorare ancora con la squadra perchè stiamo crescendo. Giovedi abbiamo una finale”, queste le parole che hanno fatto discutere di Raffaele Palladino, sicuramente c’è bisogno di lavorare ancora (e molto) ma la qualità di gioco questa Fiorentina purtroppo ancora non l’ha mostrata. Come ha detto il mister, giovedì è una finale, è vero, perché per i viola, uscire dalla Conference, contro il Panathinaikos, con la possibilità di ribaltarla in casa, al Franchi, sarebbe davvero una “tragedia greca – al Franchi”. Adesso dunque, testa a giovedì, poiché le ultime vere finali, hanno avuto sempre un finale amaro, anzi, amarissimo.

Il Napoli risponde all’Inter battendo la Fiorentina, decide il gol di Raspadori. Perla di Gudmundsson