La Champions e la nazionale tedesca: era un talento generazionale | Carriera bruciata per… il troppo rumore

Illustrazione di alcuni calciatori del Chelsea inginocchiati (Wikipedia Damitry Pukalik FOTO) - goalist.it
Purtroppo, non è riuscito ad andare molto avanti dopo aver vinto praticamente tutto. E tutto colpa per un piccolo problema.
Nel calcio, il talento non basta. Ci sono stati giocatori con qualità straordinarie che avrebbero potuto scrivere la storia, ma che si sono bruciati per scelte sbagliate, eccessi o semplicemente per mancanza di disciplina. E quando succede, il rimpianto è enorme, perché vedere un campione sprecarsi fa sempre male.
Alcuni si sono persi dietro a vizi e distrazioni: feste, alcol, scommesse, amicizie sbagliate. Giocatori che da giovani sembravano destinati a dominare il calcio e che invece si sono autodistrutti. Per altri, il problema è stato il carattere: litigi con allenatori, atteggiamenti arroganti o scelte di carriera discutibili che li hanno portati nel dimenticatoio.
Ci sono storie clamorose, come quella di Adriano, che da re dell’Inter si è perso tra problemi personali e notti folli in Brasile. O Balotelli, un talento cristallino che ha fatto parlare più per le sue bravate che per i gol. E poi Cassano, genio e sregolatezza, che ha ammesso più volte di aver buttato via la possibilità di essere tra i migliori.
La lezione è chiara: nel calcio, come nella vita, il talento da solo non basta. Serve dedizione, testa e la capacità di prendere le decisioni giuste. Altrimenti, anche il più grande dei doni può finire sprecato nel giro di pochi anni.
Werner, un talento con un lato nascosto
Timo Werner è uno di quegli attaccanti che fanno discutere. Ha vinto la Champions League con il Chelsea, ha vestito la maglia della nazionale tedesca in diverse occasioni e ha dimostrato di essere un giocatore veloce, abile e letale sotto porta. Ma oltre ai gol e alle prestazioni, c’è un aspetto particolare della sua carriera che pochi conoscono.
A differenza di tanti colleghi, Werner non deve affrontare solo avversari e difese schierate, ma anche un problema piuttosto insolito per un calciatore: la sua ipersensibilità ai rumori forti. Un dettaglio che può sembrare secondario, ma che in realtà ha avuto un impatto significativo sulla sua esperienza in campo.

Quando la situazione diventa insostenibile
Nel 2017, durante una partita di Champions League con il Lipsia, Werner è stato costretto a lasciare il campo dopo appena mezz’ora di gioco. Il motivo? Il boato dello stadio lo aveva completamente disorientato, provocandogli nausea, vertigini e difficoltà respiratorie. Scene insolite per un calciatore professionista, abituato a giocare in ambienti infuocati. Ma per lui il problema è reale.
E non si tratta di un caso isolato. Anche in altre partite, come quelle giocate contro il Borussia Dortmund, ha dovuto fare i conti con questa sensibilità estrema al rumore. Alcuni esperti ipotizzano possa essere un problema legato all’apparato uditivo, qualcosa che lo rende particolarmente vulnerabile in contesti con un volume sonoro eccessivo.