Locali, donne e macchine: “Ogni notte rientravo ubriaco” | Poi ha cambiato vita ed ha vinto con il Milan

Il Milan mentre festeggia lo scudetto nel 2011 (Wikipedia erik forsberg FOTO9 - goalist.it
Oltre al calcio, la sua vita era davvero movimentata, soprattutto la sera e di notte. Ma alla fine ha cambiato vita.
Il calcio è pieno di storie di campioni fuori dagli schemi, talenti incredibili con una passione per il divertimento tanto quanto per il pallone. George Best è l’esempio perfetto: genio assoluto del Manchester United, icona degli anni ‘60, beveva, festeggiava e conquistava donne con la stessa facilità con cui dribblava gli avversari.
Paul Gascoigne, il folle talento inglese degli anni ‘90, aveva un rapporto complicato con l’alcol e gli eccessi. Geniale in campo, fuori era un disastro, tra sbronze epiche e comportamenti autodistruttivi. Il suo talento era purissimo, ma il suo stile di vita ha reso la carriera un’altalena di gloria e tragedia.
Anche Adriano, l’Imperatore dell’Inter, ha vissuto un declino segnato dagli eccessi. Dopo la morte del padre, si è rifugiato nell’alcol e nella vita notturna, perdendo quella potenza devastante che lo aveva reso uno degli attaccanti più temuti al mondo. Un talento buttato via tra depressione e scelte sbagliate.
E poi c’era Garrincha, il brasiliano con le gambe storte ma con una magia unica nei piedi. Amava il calcio, ma amava ancora di più la cachaça e le donne. Nonostante la sua vita sregolata, è stato uno dei più grandi dribblatori della storia. Il calcio ha perdonato i suoi eccessi, regalandogli un posto tra le leggende.
Ascesa e caduta di una promessa
A diciott’anni, con un contratto da milioni in tasca e un posto in Premier League, il futuro sembrava già scritto: successo, fama, ricchezza. Un sogno che in pochi riescono a vivere, ma che può trasformarsi in un’illusione pericolosa. Nel caso di Kevin-Prince Boateng, il passaggio al Tottenham avrebbe dovuto rappresentare il trampolino di lancio per una carriera stellare.
Con i riflettori puntati addosso e il portafoglio sempre pieno, la priorità non era più il calcio, ma lo stile di vita che ne derivava. “Ogni notte rientravo ubriaco” (Fonte: Footballpassion), avrebbe poi ammesso lo stesso Boateng, sintetizzando in poche parole il punto più basso di quel periodo. Non ci volle molto perché l’allenatore Martin Jol si rendesse conto della situazione. La decisione fu drastica: il Tottenham non aveva più spazio per lui.
Il risveglio e la seconda occasione
L’addio agli Spurs rappresentò uno spartiacque. Guardarsi allo specchio e riconoscere i propri errori non è mai semplice, ma per Boateng fu il primo passo per cambiare. Basta alcol, basta notti insonni, basta junk food. Poi, come spesso accade nel calcio, il destino gli offrì un’altra possibilità.
Prima il Genoa, un ambiente ideale per rimettersi in carreggiata, poi quella telefonata inaspettata: il Milan. Il talento non era mai stato in discussione, ma questa volta c’era anche la maturità per sfruttarlo. Infatti, anche grazie a lui, il Milan vinse uno scudetto storico.