Sì, c’è frattura: brutte notizie in casa azzurra | Un titolare finisce sotto i ferri

Illustrazione di alcuni soccorritori e di una barella (Depositphotos FOTO) - goalist.it
Arriva la frattura, e la notizie non è proprio confortante. In casa azzurra si teme il peggio per le prossime partite.
Le fratture per i calciatori sono un vero incubo. Basta un contrasto duro, una caduta sfortunata o anche un movimento sbagliato per ritrovarsi con un osso rotto e mesi di stop. Piedi, tibia, perone e persino clavicola sono tra le zone più a rischio, considerando la velocità e l’intensità del gioco.
Quando un calciatore subisce una frattura, la prima cosa da fare è fermarsi subito e ricevere assistenza medica. Continuare a giocare può solo peggiorare la situazione. Dopo gli esami, si decide se serve un’operazione o se basta l’immobilizzazione con un gesso o un tutore. I tempi di recupero variano molto: da qualche settimana fino a diversi mesi nei casi più gravi.
La riabilitazione è un passaggio fondamentale. Un calciatore non deve solo guarire, ma tornare in forma al 100%. Fisioterapia, esercizi mirati e un recupero graduale sono essenziali per evitare ricadute. Spesso il vero problema non è la frattura in sé, ma il rischio di perdere tonicità muscolare o sicurezza nei movimenti.
Purtroppo, alcune fratture possono segnare la carriera di un giocatore, specialmente se mal gestite. Il calcio è pieno di storie di campioni che non sono più tornati gli stessi dopo un brutto infortunio. Per questo la prevenzione è fondamentale: muscoli forti, giuste protezioni e, quando serve, anche un po’ di prudenza in campo possono fare la differenza.
Fratture nel calcio: un rischio sempre dietro l’angolo
Nel calcio gli infortuni sono all’ordine del giorno, e tra quelli più frequenti ci sono proprio le fratture. Può succedere per un contrasto troppo deciso, una caduta sfortunata o persino un tiro fatto nel modo sbagliato. Certo, le più temute restano quelle alle gambe o ai piedi, perché possono tenere un giocatore lontano dal campo per mesi. Ma anche una frattura alla mano o al polso può essere fastidiosa, specie per chi è abituato a usare le braccia per proteggersi nei duelli o per bilanciarsi nei movimenti.
La parte più complicata non è solo l’infortunio in sé, ma il recupero. Anche se la guarigione ossea può essere relativamente veloce, il problema è che nel calcio le mani non sono mai davvero ferme: ogni scivolata, ogni spinta, ogni atterraggio può diventare un rischio. Ecco perché, in molti casi, i giocatori tornano a giocare con protezioni speciali o fasciature rigide per evitare ricadute. E’ successo anche a Grassi!

Operazione e riabilitazione
A finire sotto i ferri stavolta è stato Alberto Grassi, centrocampista dell’Empoli, che si è fratturato il quarto metacarpo della mano sinistra. Una bella scocciatura, perché anche se non è un infortunio che lo terrà fuori per mesi, dovrà comunque seguire un percorso di recupero per tornare in campo senza rischi.
L’operazione, eseguita alla Casa di Cura Ars Medica di Roma dal dottor Matteo Guzzini, è andata a buon fine. Ora per Grassi inizia la fase della riabilitazione, con l’obiettivo di tornare il prima possibile a disposizione di Nicola. L’Empoli, che ha bisogno di tutti i suoi uomini per affrontare il finale di stagione, spera di rivederlo presto in campo, magari con una protezione alla mano per evitare guai peggiori.