Bombardamenti durante le partite: “Dobbiamo scappare nel bunker” | Il pupillo del Napoli terrorizzato

Illustrazione dei tifosi napoletani (LaPresse FOTO) - goalist.it

Illustrazione dei tifosi napoletani (LaPresse FOTO) - goalist.it

Purtroppo, la situazione è sempre più grave e anche lui, quando le città vengono bombardate, cerca di mettersi al riparo.

Alcuni calciatori hanno vissuto la guerra sulla propria pelle, prima ancora di calciare un pallone. Gente come Luka Modrić, cresciuto tra le bombe in Croazia, o Granit Xhaka, la cui famiglia ha subito le conseguenze del conflitto nei Balcani.

Per altri, la guerra è arrivata dopo la carriera. Pensiamo ad Andriy Shevchenko, che oggi si batte per l’Ucraina fuori dal campo, usando la sua voce per aiutare il suo popolo.

Ci sono poi quelli che hanno scelto di combattere davvero. Roman Zozulya, ucraino anche lui, ha lasciato il calcio per sostenere l’esercito, diventando simbolo di resistenza.

Il calcio, in fondo, è una via di fuga. Ma per alcuni, la guerra non è mai troppo lontana, nemmeno con le scarpe coi tacchetti.

Un talento europeo

Giorgi Sudakov non è solo un altro nome da segnarsi per il fantacalcio. No, questo ragazzo ucraino è considerato uno dei centrocampisti più promettenti d’Europa, e infatti il Napoli lo ha messo nel mirino da un po’. Un pupillo silenzioso, di quelli che piacciono a De Laurentiis: giovane, tecnico, con personalità. Uno che in mezzo al campo ci sta alla grande, e che potrebbe fare gola anche ad altri top club.

Ma Sudakov non gioca in un contesto “normale”. La sua carriera, come la sua vita, è segnata da qualcosa di più grande: la guerra. Mentre altri pensano a contratti e trofei, lui ogni tanto deve fermarsi, respirare e sperare che le sirene non suonino troppo forte.

Sudakov in azione (LaPresse FOTO) - goalist.it
Sudakov in azione (LaPresse FOTO) – goalist.it

Una situazione complicata

“Dobbiamo scappare nel bunker”. Questa frase l’ha detta davvero, in un’intervista riportata da Cronache di Spogliatoio. E non è un modo di dire. Nel campionato ucraino succede spesso: la partita inizia, poi suonano le sirene, e tutti giù, al riparo. Nessuno sa quanto durerà. A volte si rientra in campo e si riprende a giocare, come se niente fosse. Altre volte no. Dipende da quante bombe sono cadute, da che danni hanno fatto.

Sudakov ha vissuto tutto questo, giorno dopo giorno. Ha visto stadi distrutti o occupati. Ha assistito alla nascita di sua figlia mentre il mondo intorno cadeva a pezzi. Il calcio, per lui, non è solo uno sport: è resistenza, è normalità in mezzo al caos. Un modo per continuare a vivere, anche se la vita, quella vera, si è trasformata per sempre.