“Chiamate i soccorsi subito, sta morendo” | Nuova tragedia in campo: lotta tra la vita e la morte

Illustrazione di alcuni soccorritori e di una barella (Depositphotos)

Illustrazione di alcuni soccorritori e di una barella (Depositphotos FOTO) - goalist.it

Purtroppo, la situazione è degenerata e il calciatore ha rischiato tantissimo. Una tragedia è stata appena sfiorata.

Edoardo Bove ha avuto un brutto spavento lo scorso dicembre. Durante una partita, si è accasciato all’improvviso in campo, colpito da un malore serio. Tutti hanno temuto il peggio, ma per fortuna i soccorsi sono stati rapidissimi.

È stato portato d’urgenza in ospedale e ricoverato in terapia intensiva. Dopo gli esami, è emerso che non ci sono stati danni permanenti al cuore o al cervello. Una notizia che ha tirato un bel sospiro di sollievo.

Per precauzione, però, i medici hanno deciso di impiantargli un defibrillatore sottocutaneo. Questo dispositivo lo protegge da eventuali nuovi episodi, ma in Italia, con un impianto del genere, non si può più giocare in Serie A.

Adesso Bove si sta riprendendo e sta pensando al futuro. Potrebbe continuare a giocare all’estero, in campionati dove le regole sono diverse. La voglia di tornare in campo, comunque, non gli manca.

Un pomeriggio come tanti (apparentemente)

Certe partite, soprattutto a livello giovanile, iniziano tutte nello stesso modo: genitori sugli spalti, amici che chiacchierano a bordo campo, il profumo dell’erba tagliata da poco. E quel sabato pomeriggio a Teolo non faceva eccezione. In campo ci sono gli Allievi del Thermal Teolo contro quelli dell’Usma Bresseo. Ragazzi giovani, sedicenni pieni di energia e sogni. Poi, come spesso succede nel calcio, un contrasto. Una palla alta, un salto, uno scontro fortuito. Ma questa volta qualcosa va storto.

Uno dei ragazzi del Thermal si becca un colpo alla testa. Una botta seria, alla tempia, presa in pieno dallo zigomo di un avversario. Si vede subito che non è proprio lucidissimo, ma pare riprendersi. Lo accompagnano in panchina, gli danno un attimo per respirare, magari solo uno stordimento, pensano. E invece, no. Dopo pochi minuti decide di tornare in campo. Passano appena trenta secondi e succede l’impensabile: crolla a terra. Di botto. E lì, si ferma tutto.

Illustrazione di un'ambulanza (Depositphotos)
Illustrazione di un’ambulanza (Depositphotos FOTO) – goalist.it

Come si è evoluta la situazione

A quel punto è il panico. L’arbitro blocca subito la partita, e parte la corsa. Tra i primi ad arrivare c’è Luca Antonello, un dirigente dell’Usma. Senza pensarci troppo, si butta in campo e immobilizza la testa del ragazzo, per sicurezza. E meno male, perché inizialmente sembrava che il giovane stesse riprendendo conoscenza, ma poco dopo peggiora: inizia a respirare a fatica e poi… sviene di nuovo.

È in quel momento che scatta la parte che fa venire la pelle d’oca: tirano fuori il defibrillatore. Antonello, che per fortuna sapeva come muoversi, gli applica gli elettrodi e segue le istruzioni vocali del dispositivo.