Conti: “Otto anni di calvario, dico basta. Penso al perché gli altri sono in campo e io sul divano”

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“Non riesco ad abbassarmi sulle ginocchia, a piegarmi. Bisogna essere consapevoli della propria situazione, io non ce la faccio più e questa sarà la mia decisione definitiva: smetto”

Andrea Conti, a 31 anni, dopo essere stato martoriato dagli infortuni, ha deciso di dire addio al calcio, queste le sue parole a La Gazzetta dello Sport: “Ormai non ho più la forza fisica e mentale per andare avanti. Sono anni che cerco di rialzarmi, ma non è più possibile. Ho sofferto moltissimo, e non ci sarà nessun annuncio particolare sui social. Dico basta, e la decisione è irrevocabile. Ricordo perfettamente il giorno dell’infortunio, sembrava un incidente normale, invece fu l’inizio di un calvario infinito. Al Milan mi sentivo realizzato, ero felice: Milanello, i tifosi che ti aspettano, San Siro… Ma l’infortunio cambiò tutto. Quando arrivò Pioli giocai subito, mi sembrava la svolta. Poi mi fermai ancora e per lui scomparvi totalmente. Mi sentivo bene, ero pronto, ma era come se non esistessi più. Non mi diede mai una spiegazione: fu uno schiaffo dolorosissimo.

Non esiste un giorno in cui apro gli occhi e non penso al mio ginocchio. Non c’è un momento in cui non ci sto attento. E parlo della vita, non solo mentre gioco. Mi blocca, mi rallenta. Un esempio? Non riesco ad abbassarmi sulle ginocchia, a piegarmi. Nel mio percorso sono stato sfortunato, ma so che la vita non finisce qui. Farò sicuramente altro. Non bisogna nascondersi, pure se è difficile da accettare. È tutto un lavoro mentale. Finisce un sogno: però per me, ultimamente, andare al campo non era più una gioia. Mi trascinavo, non ero più io.

Ogni istante dopo il mio primo infortunio ho avuto paura di non sapere cosa ne sarebbe stato di me, del mio percorso, del mio futuro. È come fosse un fantasma che mi ha sempre accompagnato. Quando fai il calciatore sei consapevole di andare incontro a rischi simili, però poi ti succede nel momento migliore della tua vita e… un po’ te la cambia. Io posso dire che ho smesso di giocare per i tanti infortuni. Con un altro destino, chissà dove sarei ora… Se devo essere sincero, ci penso continuamente. Penso al perché gli altri sono in campo e io sul divano. Con il tempo ho imparato a conviverci, ma è una cosa che ti manda in crisi. Fai paragoni, cerchi risposte che non esistono. E credo che sarà così per sempre, questi pensieri non mi lasceranno mai.

Sono esausto, sono anni che combatto con problemi fisici, infortuni e delusioni. Sono svincolato da un anno e negli ultimi tre ho giocato appena nove partite. Bisogna essere consapevoli della propria situazione, io non ce la faccio più e questa sarà la mia decisione definitiva: smetto. Ho perso la speranza. Sapevo che dopo la fine del contratto con la Samp non sarebbe stato facile e ne ho avuto riscontro in questi mesi, in cui comunque nessuno mi ha chiamato. Quindi meglio accettare che è finita e andare avanti. Non so ancora cosa farò, forse rimarrò nel calcio, magari da allenatore. Oggi provo solo ad accettare che è finita e non è semplice. Rimpianti? Impossibile non averne. Penso ogni giorno a come sarebbe stato senza quegli infortuni. Vedo gli altri giocare e mi chiedo: perché loro sì e io no? Non troverò mai una risposta”.